Arsenale scoperto ad Acquappesa: oltre 10mila munizioni in uno studio balistico
- miocomune.tv

- 17 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Ancora ritrovamenti nell'arsenale di Acquappesa, indagini della Procura di Paola che coinvolgono anche i familiari del perito balistico defunto, si scava su presunti collegamenti fra le armi e munizioni ed il clan Muto di Cetraro

Acquappesa, 17 luglio 2025 - Un nuovo ritrovamento nello studio balistico di Acquappesa, ormai chiuso da anni, conferma la presenza di un vero e proprio arsenale. Armi e munizioni pronte per essere utilizzate che sembrano non avere alcun collegamento con le attività degli anni scorsi dello studio balistico fanno porre agli investigatori domande importanti sui fatti passati del Tirreno cosentino. L’operazione, coordinata dalla Procura di Paola, ha portato alla luce nella ulteriore attività oltre 10.000 munizioni, molte delle quali per armi da guerra, anche per kalashnikov, e un’impressionante quantità di fucili, pistole, mitragliatori e caricatori.
La scoperta è avvenuta durante una perquisizione che ha interessato l’ufficio tecnico appartenuto a un noto perito balistico, deceduto tre anni fa. L'indagine, coordinata dal procuratore di Paola Domenico Fiordalisi, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del fratello del perito. L'indagato avrebbe fornito una prima versione dei fatti: secondo lui, il materiale rientrerebbe in un inventario condotto in collaborazione con un ex maresciallo dei carabinieri, attività che, a suo dire, sarebbe stata nota alle autorità.
Ma i numeri parlano da soli: caricatori per Kalashnikov, cartucce militari calibro 7,62, armi automatiche e materiali sigillati in grandi quantità. Troppo per trattarsi di semplice materiale per uso peritale. In contesti balistici ufficiali, solo pochi proiettili vengono affidati ai periti, e la detenzione civile di armi automatiche sarebbe vietata.
❓ Troppe domande, poche risposte
Il caso dell’arsenale di Acquappesa solleva interrogativi che toccano anche l’ambito della criminalità organizzata. Il materiale rinvenuto potrebbe avere presunti collegamenti con l'attività delle cosche del Tirreno cosentino, in particolare con il territorio di Cetraro e, più nello specifico, con le attività della malavita storicamente radicata nell’area. Le indagini mantengono il massimo riserbo, ma crescono le domande tra gli inquirenti e nell'opinione pubblica.
🕵️♂️ Indagini in corso
Nel frattempo, si attende che la Procura faccia luce su una vicenda che ha già avuto l’effetto di scuotere ambienti giudiziari e istituzionali. Come è stato possibile che un simile arsenale sia rimasto celato così a lungo, senza che nessuno se ne accorgesse?
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