Scalea, Plinius: condanna definitiva per Silvestri "Zuzù”
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Scalea, Plinius: condanna definitiva per Silvestri "Zuzù”

Aggiornamento: 10 dic 2020

L'uomo, coinvolto nelle inchieste Plinius e Plinius 2. Confermati i 4 anni decisi anche negli altri gradi di giudizio e le pene accessorie

SCALEA – La Corte di Cassazione ha confermato anche all'ultimo grado di giudizio la condanna inflitta a Giuseppe Silvestri, 61 anni, originario di Verbicaro, conosciuto con l'appellativo di Zuzù. L'uomo era rimasto coinvolto nelle inchieste Plinius e Plinius 2.

La prima, come è noto, è l'operazione che ha interessato anche parti politiche dell'amministrazione comunale del tempo. L'attività dei carabinieri della Compagnia di Scalea si è conclusa il 12 luglio del 2013. Plinius 2, è stata ritenuta la prosecuzione della precedente indagine e si è conclusa il 21 maggio del 2015.

Per Giuseppe Silvestri, Zuzù, si è espressa definitivamente la Corte di Cassazione confermando in pieno la condanna a quattro anni di reclusione, comprese le richieste accessorie. Il comune di Scalea, Parte civile nel procedimento, è rappresentato dall'avvocato Fiorella Megale. Quest'ultima ha espresso soddisfazione e avvierà l'iter per il risarcimento stabilito in favore del Comune di Scalea. Giuseppe Silvestri, in relazione all’operazione Plinius 2, era stato condannato a quattro anni dal Tribunale di Paola. Successivamente, la posizione era stata stralciata nel processo d'Appello, e a febbraio dello scorso anno, la Corte D'Appello aveva confermato la condanna agli stessi anni con le relative pene accessorie.

Insieme ad altri, “con più azioni poste in essere in tempi e luoghi differenti, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, con pari danno per la parte offesa”, Silvestri, doveva rispondere di alcuni episodi in cui venne minacciato l'imprenditore Nunzio Rotondaro. A quest'ultimo era stato intimato di consegnare la somma di 380mila euro, della quale Giuseppe Silvestri assumeva di essere creditore.

In particolare, l'imprenditore edile, secondo l'accusa sarebbe stato minacciato di ritorsioni fisiche e non. In una occasione, in particolare, avrebbero anche puntato una pistola alla testa dell'imprenditore. Agli atti viene riportato un incontro a Belvedere Marittimo, organizzato da Zuzù in un bar all'aperto. Doveva servire per avere ulteriori chiarimenti con i “cetraresi”. Nunzio Rotondaro arrivò sul posto con la sua auto, accompagnato da una persona alla guida, davanti al bar. Quando l'auto rallentò, prima di cercare un parcheggio, entrarono di corsa due persone. Una delle due era Giuseppe Silvestri, Zuzù. Il gruppetto si spostò in un sottopasso e lì, uno degli indagati puntò una pistola alla tempia di Rotondaro.

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