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Praia a Mare, operaio muore mentre è al lavoro: cordoglio e rabbia dalla Cgil

  • Immagine del redattore: miocomune.tv
    miocomune.tv
  • 27 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Un operaio, Antonio Maio, 33 anni, stroncato da un malore mentre lavorava a Praia a Mare in zona Fiuzzi. I sindacati: “Non si può continuare a morire di lavoro”

Operaio muore mentre lavora a Praia a Mare

Praia a Mare, 27 luglio 2025 - Una tragedia in zona Fiuzzi a Praia a Mare sulla quale sono in corso le indagini: Antonio Maio, operaio edile di 33 anni, è morto nella tarda mattinata di venerdì mentre era impegnato in lavori di asfaltatura in un cantiere privato nella zona sud di Praia a Mare, nei pressi della località Fiuzzi, poco distante dall’Isola Dino.

Secondo una prima ricostruzione, il giovane avrebbe avvertito un improvviso malore, forse aggravato dal caldo torrido di questi giorni, ma su questi aspetti sono in corso gli accertamenti. Resosi conto della gravità della situazione, è stato soccorso ed ha raggiunto il vicino ospedale di Praia a Mare , distante pochi chilometri. Ma proprio davanti all’ingresso del presidio sanitario, si è accasciato al suolo, perdendo conoscenza. I sanitari hanno tentato di rianimarlo con ogni mezzo disponibile, ma per il 33enne non c’è stato nulla da fare.



Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di Praia a Mare e i militari della compagnia di Scalea, coordinati dal maggiore Andrea D’Angelo, per eseguire i rilievi e chiarire le cause della morte e se possano esistere eventuali relazioni tra le condizioni di lavoro e l'evento luttuoso. Saranno ora gli esami medici a stabilire se il decesso sia stato causato dal caldo estremo o da altre patologie pregresse.



I sindacati, la Cgil, interviene: “Non si può morire di lavoro nel 2025”

La morte di Antonio Maio ha comunque suscitato una forte reazione da parte delle organizzazioni sindacali. A intervenire duramente è Simone Celebre, segretario generale della Fillea Cgil Calabria:

“Un altro giovane operaio ha perso la vita in un cantiere edile in Calabria. Aveva solo 33 anni. È inaccettabile che nel 2025 si continui a morire di lavoro, per un malore probabilmente legato alle temperature roventi che da giorni flagellano la nostra regione. A cosa servono ordinanze, protocolli, normative e proclami se poi nessuno controlla e nessuno fa rispettare le regole? Troppe volte abbiamo denunciato, troppe volte siamo stati ignorati”.

Celebre allarga il campo e punta il dito anche contro la “patente a crediti” per le imprese edili, definendola una misura inefficace:

“Chi ha presentato la patente a crediti come la panacea per fermare le stragi nei cantieri dovrebbe oggi assumersi la responsabilità di un fallimento colossale. Questa misura, priva di controlli reali e di un sistema sanzionatorio efficace, non ha evitato nemmeno una morte. È stato solo fumo negli occhi, propaganda sulla pelle degli operai”.

E aggiunge:

“Servono controlli veri, investimenti seri nella sicurezza, formazione continua e il coinvolgimento attivo delle parti sociali. Ogni morte sul lavoro è una sconfitta dello Stato. E ieri lo Stato ha perso ancora”.


Cgil Cosenza: “Caldo estremo e cantieri attivi, serve una nuova legge”

Anche la Cgil di Cosenza interviene sul caso, collegandolo a una riflessione più ampia sul lavoro e sulla sicurezza:

“Si continua a morire di lavoro costantemente, quasi come se fosse un effetto inevitabile e invece è la più grande responsabilità di un sistema che persevera nell’indifferenza o nella scelta consapevole di non avviare un percorso concreto in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro”.

Nel comunicato, il sindacato sottolinea come l’emergenza caldo non possa essere affrontata con ordinanze regionali facoltative, e propone una revisione dell’orario lavorativo estivo, in particolare nei settori più a rischio, con possibilità di attivare la cassa integrazione nelle ore di massima allerta climatica.

“La recente morte dell’operaio edile nel cantiere di Praia a Mare pone un problema anche di controlli. A che servono le ordinanze se poi non se ne verifica l’applicazione? Manca un utilizzo strategico degli Ispettorati del lavoro, su cui non si investe”.

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