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Inchiesta sul Traforo del Monte Bianco: imprenditori del Tirreno cosentino coinvolti, Magorno sentito come testimone

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  • 19 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Sette indagati per presunta corruzione e riciclaggio nell'inchiesta sui lavori al traforo del Monte Bianco; il senatore Magorno, non indagato, è stato ascoltato come testimone: “Mai fatto favori a nessuno”; imprenditori del Tirreno coinvolti


Traforo del Monte Bianco e inchiesta su imprenditori calabresi

19 ottobre 2025


L’inchiesta sul traforo del Monte Bianco si allarga e coinvolge anche imprenditori originari del Tirreno cosentino. Interessato alla vicenda, in qualità di semplice testimone, anche l'ex senatore Ernesto Magorno, ex componente del Copasir ed ex sindaco di Diamante, chiamato a riferire come testimone in un’indagine che ipotizza reati di corruzione, riciclaggio e false fatturazioni. Il parlamentare, va precisato, non risulta indagato.

Secondo quanto si apprende, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Aosta ha respinto le sette richieste di misure cautelari avanzate dalla Procura, ma la decisione è ora al vaglio del Tribunale del Riesame di Torino.





Il fulcro dell’inchiesta: il ruolo del Rup Oreste Pizzetti

Figura centrale del procedimento è Oreste Pizzetti, 47 anni, originario di Crotone e residente a Milano, all’epoca dei fatti responsabile unico del procedimento (Rup) per la società Sitmb, la Società italiana per azioni del traforo del Monte Bianco.

L’indagine, coordinata dal pm Giovanni Roteglia e condotta dai Carabinieri del Nucleo operativo di Aosta, ha portato alla luce presunti rapporti tra dirigenti del traforo e imprenditori calabresi. Secondo gli inquirenti, Pizzetti avrebbe favorito un subappalto non autorizzato del valore di circa 168 mila euro, affidato dalla ditta NG Strade a Pasquale Liporace, 54 anni, originario di Belvedere Marittimo e residente a Courmayeur.



Contatti, favori e il coinvolgimento di Magorno

L’ipotesi della Procura è che Pizzetti, pur senza ottenere vantaggi economici diretti, avrebbe beneficiato di favori relazionali. A mediare sarebbe stato Rosario Liporace, 53 anni, anch’egli di Belvedere Marittimo, che avrebbe organizzato un incontro tra Pizzetti e Ernesto Magorno, nonché con la presidente della Sitmb, Emily Rini, ex consigliera regionale valdostana.

L’obiettivo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato quello di ottenere un trasferimento di sede o un incarico dirigenziale più vantaggioso. Tuttavia, come emerge dall’ordinanza di rigetto del gip Davide Paladino, dall’incontro con Magorno, Pizzetti “non ne avrebbe ricavato nulla perché sarebbe noto che Magorno non fa favori”.


L’incontro di Diamante e le dichiarazioni del senatore

Il contatto tra Pizzetti e Magorno, secondo gli atti, avvenne l’8 febbraio scorso a Diamante. Lo stesso Magorno, ascoltato dagli investigatori, ha confermato l’incontro, precisando di essere stato interpellato per un aiuto lavorativo, ma di non aver concesso alcun intervento di favore.

Intanto in riferimento agli atti di indagine si apprende che il gip ha definito “embrionale” il presunto patto corruttivo, respingendo quindi le misure cautelari chieste dalla Procura.



Il secondo filone: fatture false e subappalti sospetti

Un ulteriore fronte dell’inchiesta riguarda presunte false fatturazioni riconducibili alla società di Nicola Liporace, 25 anni, figlio di Rosario, per un totale di circa 78 mila euro. Le causali, indicate come “noleggio mezzi”, sarebbero secondo gli inquirenti inesistenti e utilizzate per mascherare pagamenti non dovuti, si tratta di ipotesi contenute nel filone di indagine.

Nel mirino anche la manutenzione della piazzola di sosta per mezzi pesanti del traforo del Monte Bianco, un appalto dal valore di oltre 125 mila euro.



Il Riesame e i prossimi sviluppi

La Procura di Aosta ha impugnato la decisione del gip davanti al Tribunale del Riesame di Torino, che dovrà ora pronunciarsi sulla legittimità del rigetto delle misure cautelari. L’udienza si è svolta il 15 ottobre, e la decisione è attesa nei prossimi giorni.


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