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Aveva tentato di uccidere il fratello: condannato a sei anni

Aveva tentato di uccidere il fratello: condannato a sei anni, Renato Pinnola; i fatti accaduti ad aprile a Longobardi


Aveva tentato di uccidere il fratello: condannato a sei anni, Renato Pinnola; i fatti accaduti ad aprile a Longobardi


LONGOBARDI – 3 gen. 24 - Aveva tentato di uccidere il fratello nel mese di aprile, accusato, quindi, di tentato omicidio nei confronti del fratello; Renato Pinnola, 63 anni, è stato condannato alla pena di sei anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare. La sentenza è stata pronunciata ieri dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Paola, Roberta Carotenuto. La decisione, con la diminuente del rito, per Renato Pinnola, con l'aggiunta di pene accessorie come l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e lo stato di interdizione legale per la durata della pena. Dichiarata anche “l'indegnità dell'imputato” a succedere al fratello Giulio Riccardo Pinnola. L'imputato, inoltre dovrà risarcire i danni in favore del fratello, da stabilirsi in altro procedimento civile, oltre alla rifusione delle spese di costituzione e di rappresentanza. L'imputato è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva in favore del fratello. Entro i prossimi novanta giorni, il deposito delle motivazioni. Il 6 aprile dello scorso anno, l'imputato aveva colpito ripetutamente il fratello Giulio Riccardo Pinnola al capo ed al volto con un oggetto contundente fino a farlo cadere a terra. Successivamente aveva cinto il capo della vittima con una busta in plastica trasparente nel tentativo di soffocarlo, “compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionarne la morte, evento non verificatosi per cause indipendenti dalla propria volontà e, in particolare, per il sopraggiungere” di un'altra persona.



Il 6 aprile dello scorso anno, alle ore 1.30 circa, su disposizione della centrale operativa di Paola, intervenivano nei pressi del lungomare di Longobardi, i carabinieri della stazione di Belmonte Calabro unitamente al personale dipendente dalla compagnia carabinieri di Paola, con l'aliquota radiomobile. Era stata segnalata un'aggressione. Un ristoratore del posto, mentre era in procinto di chiudere la propria attività per recarsi a casa, aveva sentito delle urla provenire da una zona vicina. Dopo essersi avvicinato con la propria autovettura aveva assistito alle fasi dell'aggressione. Aveva visto l'imputato trascinare per i piedi il fratello, e, a terra, un enorme quantitativo di sangue. Un disperato tentativo di evitare che si compisse un delitto. “Solo a seguito del sopraggiungere di altre persone – si riferisce - Pinnola abbandonava la scena definitivamente”. La vittima Giulio Riccardo Pinnola venne trovata dai soccorritori coperta di sangue, dolorante, ma cosciente e vigile, aveva una evidente ferita alla parte superiore del capo. Quella notte, la vittima era giunto dalla città in cui vive con l'intento di chiarire e definire la questione ereditaria della proprietà lasciata dalla madre appena deceduta.



Un rapporto con il fratello definito “mai idilliaco” e che comunque si era inasprito ulteriormente dopo la morte della madre, principalmente per questioni attinenti alla suddivisione dell'eredità. L'aggressione, da quanto è emerso, avvenne praticamente mentre la vittima scaricava l'auto. L'imputato, uscì dalla propria abitazione e si diresse verso la vittima, senza proferire parola, iniziò a sferrare dei colpi al capo con un punteruolo, del tipo artigianale. In un primo momento, la vittima era riuscita a reagire schivando i colpi, ma poi cadeva a terra senza forze mentre il fratello Renato, col tono soddisfatto, proferiva le parole: "hai visto, sei caduto e non puoi scappare”. A quel punto la vittima era riuscita ad alzarsi, ad aprire il cancello e si era dato alla fuga in cerca di aiuto perché aveva la sensazione che il fratello lo avrebbe ucciso.



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