Armi e documenti falsificati ad Acquappesa: il Tribunale del Riesame conferma i sequestri della Procura di Paola
- miocomune.tv

- 17 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Il collegio giudicante del tribunale del riesame rigetta il ricorso della difesa: pienamente legittimi i sequestri di armi, documenti e dispositivi informatici ad Acquappesa. L’indagine, coordinata dal procuratore Fiordalisi, prosegue su più fronti

17 ottobre 2025
Il Tribunale del Riesame di Cosenza ha confermato i sequestri disposti dalla Procura di Paola nell’ambito dell’inchiesta su armi e documenti falsificati riconducibili all’ex studio balistico di Acquappesa. La decisione, arrivata dopo mesi di accertamenti, è stata presa dal collegio presieduto dalla dottoressa Carmen Ciarcia, con Francesca De Vuono e Fabio Squillaci come componenti.
Il Tribunale ha rigettato l’istanza di riesame presentata dalla difesa della vedova del perito balistico del centro tirrenico confermando la piena legittimità dei sequestri di armi, munizioni e dispositivi informatici. Secondo i giudici, esiste «il fumus di tutti i reati contestati».
L’arsenale e le violazioni di sicurezza
Il materiale sequestrato, circa 160 armi da fuoco e decine di migliaia di munizioni, era custodito in violazione della legge 110/1975. Secondo l’ordinanza, le armi si trovavano in una mansarda priva di allarme e videosorveglianza, con infissi comuni e senza misure antintrusione.
«L’obbligo di diligenza nella custodia delle armi – scrivono i giudici – si ritiene adempiuto solo se vengono adottate tutte le cautele che una persona prudente può esigere».
Nel caso di Acquappesa, tali cautele non sarebbero state osservate: l’arsenale risultava facilmente accessibile, senza energia elettrica né sistemi di sorveglianza funzionanti.

Documenti falsi e indagini sui dispositivi informatici
Oltre alle armi, l’attenzione della Procura di Paola si è concentrata sui dispositivi informatici sequestrati nello studio balistico di Acquappesa. All’interno dei computer sarebbero stati trovati file con il logo del Comune di Cetraro, utilizzato per la creazione di documenti pubblici falsificati, tra cui un presunto permesso comunale per un’imbarcazione di lusso. Il documento, datato 2020, è risultato inesistente negli archivi comunali, portando la Guardia di Finanza a ulteriori perquisizioni e al rinvenimento di nuovi atti artefatti.
Il ruolo della Procura di Paola e i possibili collegamenti
Dietro i sequestri e i provvedimenti c’è un lavoro investigativo di ampio respiro, guidato dal procuratore capo Domenico Fiordalisi. Già noto per aver riaperto inchieste storiche come quella sull’omicidio Losardo, Fiordalisi ha seguito personalmente ogni fase, coordinando il Gico della Guardia di Finanza.
L’indagine prosegue ora su due fronti:
la custodia irregolare delle armi,
la falsificazione dei documenti pubblici, ma anche con verifiche su possibili legami con la criminalità organizzata del Tirreno cosentino, in particolare con la cosca locale.
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