Scalea, serial killer Passalacqua: le preoccupazioni del sindaco di Vergato
Scalea, la vicenda del serial killer Passalacqua in azione nel bolognese : le preoccupazioni del sindaco di Vergato, Argentieri
SCALEA – 10 gen. 24 - Dopo la notizia del fermo a Tolè, in provincia di Bologna, di Francesco Passalacqua, originario di Scalea, conosciuto come il “Serial killer della riviera dei cedri”, sono tante le reazioni fra le quali anche quella del sindaco di Vergato (BO), Argentieri. Fra le altre, anche quelle di alcuni parenti delle vittime che in queste ore hanno rivissuto i momenti tragici degli anni '90. Un dolore che ritorna. I cittadini dell'alto Tirreno cosentino e, in particolare, di Verbicaro ricordano bene quei giorni di assoluto terrore (Leggi qui ⭕️). Si aveva persino il timore di uscire di casa, soprattutto a Verbicaro, perchè gli omicidi in una breve sequenza temporale avevano terrorizzato i residenti. E c'è da registrare anche la reazione del sindaco del comune dell'appennino bolognese dove è avvenuto l'ultimo episodio (Leggi qui ⭕️).
«Ci sorprende che un serial killer che proviene da fuori il territorio non stesse scontando la pena per cui era stato condannato in carcere - ha detto Giuseppe Argentieri, sindaco di Vergato, il comune in cui è avvenuto l'accoltellamento del 4 gennaio scorso -. E' scioccante. Non abbiamo la tranquillità che poi ci sia l'applicazione della pena. E' scioccante e umiliante per i cittadini e per le forze dell'ordine». Il sindaco Argentieri ha poi evidenziato la particolarità del “caso” in una comunità che vive in assoluta tranquillità e dove gli atti delinquenziali si possono contare sulle dita di una mano. «L’episodio – ha dichiarato il sindaco di Vergato, Argentieri - è stato estremamente grave e sorprendente per le nostre zone. Fatti di questo tipo nei nostri territori sono inusuali. È scioccante la consapevolezza che persone soggette a restrizioni come l’ergastolo siano in libertà. È estremamente scioccante. Non abbiamo neanche la tranquillità che ci sia poi l’applicazione della pena inflitta. E’ anche umiliante per i cittadini e per le forze dell’ordine».
Chi ha vissuto sul Tirreno cosentino quei momenti ricorda la paura per la ferocia con cui venivano consumati i delitti. Come è noto, nel 1992 Passalacqua uccide per la prima volta. Forse per pochi soldi, utilizzando una base di pietra per ombrelloni, uccide nel sonno Mario Montaspro, un autotrasportatore di Scalea. E poi, a partire dal 16 marzo del 1997, Francesco Passalacqua si aggira per le strade di Marcellina, nei pressi della stazione ferroviaria, quella sera scavalca il cancelletto di una piccola abitazione di campagna, entra all’interno e dopo aver frugato fra gli oggetti recupera un’arma, quella che utilizzerà per i successivi delitti. In quel fazzoletto di terra resta senza vita Salvatore Belmonte, vittima della freddezza del killer che probabilmente era entrato nella casetta con l’intento di rubare una vecchia pistola detenuta dall’agricoltore di Marcellina. Belmonte viene massacrato davanti alla porta di casa sua con un colpo di mattone alla testa.
La seconda serie dei tre omicidi avviene in un periodo in cui il killer è fuori dal carcere per decadenza dei termini. Nel mese di aprile del 1997, nelle campagne di Verbicaro, viene ritrovato il corpo di Francesco Picarelli, ucciso con dei colpi di pistola alla testa, successivamente ritenuti compatibili con l’arma rubata all’agricoltore Belmonte. Due giorni dopo l’omicidio di Picarelli, il killer uccide ancora. In un campo, nei pressi del terreno di proprietà della precedente vittima, giace il corpo del pensionato Vito Resìa.