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Paola, "Affari di famiglia", droga e estorsioni: due nuove misure meno afflittive

Aggiornamento: 22 giu 2023

Droga e estorsioni a Paola, due nuove misure meno afflittive nell'indagine "Affari di famiglia"

Droga e estorsioni: in affari di famiglia due nuove misure meno afflittive

PAOLA – 8 giu. 23 - Novità sulla posizione di alcuni indagati nella recente operazione “Affari di famiglia”, su droga ed estorsioni, portata a termine nel medio e basso Tirreno cosentino dalla Dda e dai carabinieri della locale compagnia. Il tribunale di Catanzaro, seconda sezione penale, ha accolto la richiesta presentata dall'avvocato Adolfo Cavaliere del Foro di Paola, difensore di fiducia di Francesco Serpa, conosciuto come “Peppariello”.


Si tratta della modifica in una forma meno restrittiva della precedente misura applicata all'indagato paolano. Il Tribunale del Riesame ha sostituito gli arresti con l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, da eseguirsi presso la stazione carabinieri tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 18.30. L'ordinanza, come è noto era stata emessa lo scorso 6 aprile, al termine dell'operazione denominata “Affari di famiglia” e, in quella data, prevedeva l'applicazione della misura degli arresti domiciliari per Francesco Serpa. Ora, essendo stata accolta la richiesta dell'avvocato Adolfo Cavaliere, è stata decisa la misura meno afflittiva.


Sempre nell'ambito della stessa attività della direzione distrettuale antimafia, si registra una ulteriore decisione in merito alla posizione di Andrea Alò. Anche quest'ultimo è stato coinvolto nell'operazione che mira a fare luce sull'attività delle famiglie Calabria-Tundis sul territorio del basso e medio Tirreno. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha disposto la misura degli arresti domiciliari, al posto della precedente misura intramuraria, per Andrea Alò, cognato di Fabio Calabria, e ritenuto nell'attività investigativa un uomo di fiducia di Pietro Calabria.


Il giovane, 31 anni, di San Lucido è assistito dall'avvocato Carmine Curatolo del foro di Paola. Secondo la Direzione distrettuale antimafia Andrea Alò sarebbe inserito a pieno titolo nella gestione dell'attività di spaccio di sostanze stupefacenti e del traffico nell'area tirrenica. Sono possibili ulteriori iniziative di natura difensiva nei prossimi giorni.


Come è noto, sono in tutto 37 gli indagati coinvolti nell'attività della Dda. Il provvedimento, che vede coinvolti gli indagati, reca la firma del Gip distrettuale di Catanzaro, Giuseppe De Salvatore, su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, del sostituto procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del pubblico ministero Romano Gallo. Le accuse, a vario titolo, sono di far parte di un'associazione mafiosa, nell'ambito dei settori della droga, armi e del riciclaggio, riconducibile ai clan Tundis e Calabria, ritenuti attivi nell'area compresa tra Paola, Fuscaldo, San Lucido, Belmonte, Falconara Albanese e Longobardi. I delitti contestati, a vario titolo, sono l'associazione mafiosa, l'estorsione, la tentata estorsione aggravata, il trasferimento fraudolento di valori, la detenzione e il porto di armi e il traffico di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish).


Avrebbero, secondo l'accusa, partecipato a un’associazione di tipo ‘ndranghetistico, armata, denominata “Calabria-Tundis”, operante nel territorio ricompreso fra i comuni di San Lucido, Falconara Albanese e Longobardi, “la quale si avvaleva della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omertà della generalità dei cittadini, per commettere delitti contro la persona, contro l’ordine pubblico, contro il patrimonio e in materia di stupefacenti; per acquisire, in modo diretto e indiretto, la gestione e il controllo delle attività economiche della zona, nelle quali investivano capitali illeciti, delle concessioni e delle autorizzazioni amministrative e degli appalti e servizi pubblici”.

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