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"Marlane bis": gli avvocati delle parti offese contestano le ultime perizie

"Marlane bis";l'intervento degli avvocati sulle perizie consegnate in aula riguardanti le cartelle cliniche

PRAIA A MARE – 3 giu. 21 - La vicenda della ex fabbrica tessile “Marlane” di Praia a Mare è appesa al leggero filo delle perizie. Nell'area che, dalla parte politica della città, si vorrebbe riqualificare con un albergo a cinque stelle, ma anche con una struttura commerciale direzionale, continuano a vagare le ombre del passato. Nelle aule di giustizia scorrono le udienze dedicate al cosiddetto “Marlane bis”: omicidio plurimo e lesioni colpose le ipotesi di accusa per i sette indagati. Alcuni periti nominati dal Gip del tribunale di Paola, hanno riferito, negli anni scorsi, sulle analisi e sui carotaggi effettuati all'interno e all'esterno dello stabilimento sulla presenza di sostanze con valori superiori alla norma. Il gip del Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, nei mesi scorsi ha dato un ulteriore incarico a tre docenti dell’università “Federico II” di Napoli, per esaminare le cartelle cliniche. Il nodo della questione è sempre lo stesso: si cerca di stabilire se ci sia un nesso di causalità tra i decessi e le gravi patologie, riscontrate fra ex operai, e le attività svolte nel sito industriale. I professori Maria Pieri, Claudio Buccelli ed Eduardo Farinaro, nei giorni scorsi hanno consegnato il risultato degli studi sulle cartelle cliniche, escludendo di poter dimostrare che i decessi e l’insorgenza dei tumori siano collegabili in via esclusiva alle mansioni svolte all’interno della ex Marlane.

LA POSIZIONE DEGLI AVVOCATI DONADIO E CONTE.

Tra i difensori delle persone offese, gli avvocati Michele Donadio e Lucio Conte, hanno lamentato “la determinante limitazione da parte dei periti medico legali, di accertamenti e valutazioni, stabiliti dal giudice, su talune sostante tossiche e cancerogene, escludendone altre, pacificamente pericolose, pure rinvenute nei numerosi prelievi eseguiti e riscontrate in altre e qualificate consulenze di esperti”. Secondo quanto riferisce l'avvocato Lucio Conte: «I periti e consulenti che sin dal 2006-2007-2010 si sono succeduti hanno repertato all’interno dello stabilimento nell’intonaco dei muri, nei cunicoli e negli aereatori sostanze cancerogene e tossico nocive: Arsenico, Berillio, Nichel, Cromo VI, Cadmio, Piombo, Tricloroetilene (trielina), Cobalto, Ipa, nonché ammine cancerogene derivanti dalla scissione di coloranti: Benzidina, 2-Naftilamina, Ortotoluidina, 4-Cloro-Orto-Toluidina, Dimetossibenzidina .

Ma, di tutte queste sostanze, i periti ne hanno tenuto conto solo in parte». Gli avvocati che assistono le persone offese, insomma, sono sul piede di guerra. Bisognerà anche attendere le decisioni, in merito, del Tribunale.

I PERITI.

Non avrebbero valutato, secondo quanto è emerso in udienza i coloranti azoici “in quanto l’esame delle schede di sicurezza dei pigmenti utilizzati dallo stabilimento Marlane indica che non era in uso nessun colorante di quelli proibiti dalla Cee e che generano ammine aromatiche cancerogene, l’unico colorante a sospetta azione cancerogena è il “mordant blu 13”, ma tale colorante non è presente nella lista Ce”.



LA POSIZIONE DELL'AVVOCATO CONTE.

«Come si spiega la presenza – si chiede l'avvocato Conte alla luce di quanto emerso in udienza - di ammine cancerogene sui muri dello stabilimento, nei cunicoli e negli aereatori? Campioni analizzati da due laboratori?». La risposta secondo l'avvocato Conte sta anche nella «Sconoscenza, da parte dei periti nominati, delle storie (lavorative e sanitarie) dei lavoratori che hanno contratto malattie tumorali, attesa una dichiarata insufficienza documentale alla quale si poteva porre rimedio. Discutibili conclusioni – afferma il legale - sul nesso di causalità tra esposizioni e malattie nonostante abbiano, i periti: rilevato la tossicità delle sostanze ricercate e rinvenute dentro e fuori lo stabilimento; riscontrato le responsabilità, di dirigenti e preposti, nell’adozione di cautele antinfortunistiche; verificato la correlazione tra patologie a attività lavorativa».


LA MANCATA RISPOSTA.


Secondo i legali delle persone offese: «La risposta anche in termini di analisi epidemiologica non c’è stata da parte dei periti che hanno affermato, sia in perizia che nel corso dell’esame che “non conoscendo il numero totale dei lavoratori impiegati nell’intero arco temporale, all’interno dello stabilimento, non si può accertare il denominatore per stabilire la frequenza e quindi anche in relazione al quesito posto di quale è la diffusione e la frequenza delle patologie risultanti dagli atti, in termini di decessi e di ricoveri ospedalieri, tra la popolazione del Comune di Praia a Mare e dei Comuni limitrofi nel raggio di 5 Km, con il supero dei fattori di confondimento”». I difensori delle persone offese hanno fatto rilevare che “nella perizia espletata nel corso del dibattimento del precedente processo, i professori Comba, Betta, Paludi e Triassi avevano effettuato una compiuta analisi epidemiologica sulla coorte dei lavoratori della Marlane e sulla popolazione dei Comuni di Tortora e Praia a Mare”.



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