Consorzio ex Valle Lao: lavoratori in attesa del Tfr, appello a Meloni e interrogazione a Occhiuto
Centinaia di pensionati del consorzio ex Valle Lao di Scalea attendono da anni il Tfr, il trattamento di fine rapporto. L’operaio Francesco Pugliese scrive alla presidente del Consiglio: “Restituiteci la dignità”

Scalea. 13 febbraio 2025 – Centinaia di lavoratori forestali pensionati del consorzio ex Valle Lao di Scalea attendono da anni il pagamento del trattamento di fine rapporto (Tfr), un diritto che sembra essere rimasto intrappolato nella burocrazia. A denunciare la situazione è Francesco Pugliese, un operaio in pensione noto come “Scicco”, che ha scritto una lettera accorata alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, chiedendo un intervento immediato per risolvere una vicenda che sta causando sofferenze economiche a molte famiglie calabresi.
L'appello di Pugliese
Nel suo appello, Pugliese racconta di aver lavorato nel settore della forestazione fin dall’età di 16 anni, prestando servizio per decenni nel consorzio ex Valle Lao. “A due anni dalla pensione – scrive – mi ritrovo a lottare per ottenere ciò che mi è dovuto. Invece di godere del meritato riposo, sono costretto a vendere ciò che resta per sopravvivere e a rinunciare persino alle cure mediche”.
Iacucci
La situazione non riguarda solo Pugliese: secondo il consigliere regionale Franco Iacucci, che ha presentato un’interrogazione al presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, Calabria Verde è debitrice di oltre 37 milioni di euro di Tfr ai lavoratori collocati in quiescenza fino al 31 maggio 2024. Iacucci chiede “immediate iniziative” per sbloccare i pagamenti e garantire la rapida corresponsione delle somme dovute.
Ritardi irragionevoli
La lettera di Pugliese e l’interrogazione di Iacucci mettono in luce una crisi che dura da anni, con ritardi che superano i termini ragionevoli previsti dalla legge. “La nostra dignità è stata calpestata – scrive Pugliese – e i sacrifici di una vita intera non sono stati ripagati. Abbiamo bisogno che il nostro Tfr ci venga restituito, e con esso la dignità che ci è stata tolta”.
La Lettera di Francesco Pugliese "Scicco"
Gentile Presidente Giorgia Meloni,
mi chiamo Francesco Pugliese, ma tutti mi chiamano affettuosamente Scicco. Vivo nella splendida città di San Francesco di Paola, cuore della Calabria, terra che mi ha visto crescere e che mi ha dato l'opportunità di lavorare e contribuire con fatica e dedizione al bene comune. Fin da giovane, ho lavorato, iniziando all’età di 16 anni, e fino al raggiungimento della pensione, ho prestato il mio servizio nel settore della forestazione, gestito dal Consorzio di Bonifica ex Valle Lao di Scalea.
Ora, a due anni dalla mia pensione, mi ritrovo in una situazione che mai avrei immaginato. Invece di godere del meritato riposo, mi trovo costretto a lottare quotidianamente contro una realtà che mi nega il diritto a ciò che mi è dovuto: il Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Un diritto che ancora oggi non ho ricevuto, nonostante le promesse e le garanzie da parte delle istituzioni.
Il mancato pagamento di questa somma non solo sta mettendo in ginocchio me, ma centinaia di altri pensionati, che hanno trascorso decenni della propria vita a curare la nostra terra, a custodire e mantenere il nostro patrimonio naturale. Ora, invece di riposarci, siamo costretti a vendere ciò che ci resta per sopravvivere, e a rinunciare anche alle cure mediche, perché qui, in Calabria, senza soldi non si può curare la propria salute.
Siamo giunti a un punto in cui non possiamo più aspettare. La nostra dignità è stata calpestata, i sacrifici di una vita intera non sono stati ripagati. Siamo consumati dalla preoccupazione e dal dolore, non solo per le difficoltà economiche, ma per la sensazione di essere invisibili, di non esistere più per le istituzioni che dovrebbero tutelarci.
Il 10 febbraio 2025 è stato presentato un ennesimo atto di interrogazione in merito a questa vicenda, ma non posso fare a meno di sentire che, come tutte le volte precedenti, non cambierà nulla. Le parole restano vuote e i nostri diritti rimangono calpestati.
Le chiedo, signora Presidente, di intervenire con urgenza. La situazione non può più essere ignorata. La vita di molti di noi è diventata una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Abbiamo bisogno che il nostro TFR ci venga restituito, e con esso la dignità che ci è stata tolta. Non si tratta solo di numeri o di burocrazia, ma di persone, di famiglie, di esseri umani che meritano il rispetto che la legge e la giustizia impongono.
In questo momento, la sua sensibilità e il suo impegno per i diritti dei più deboli potrebbero fare la differenza. Le chiedo, signora Presidente, di non ignorare queste vite, di non lasciare che il nostro sacrificio vada perduto, e di intervenire affinché chi ha sbagliato venga chiamato a rispondere.
Concludo questa lettera con la speranza che possa sentire l’urgenza di questa situazione e che possa dare una risposta concreta a chi, come me, sta vivendo una condizione insostenibile.
Con rispetto e fiducia,
Francesco Pugliese (Scicco)
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