Verbicaro, Biagio Lofrano resta in carcere, il racconto lucido dell'omicidio dello zio
Aggiornamento: 4 giorni fa
Convalidato l'arresto del meccanico di Verbicaro: Biagio Lofrano resta in carcere, agli inquirenti il racconto lucido delle fasi dell'omicidio dello zio Ugo
Verbicaro, 23 novembre 2024 – Il Gip del tribunale di Paola, Carla D'acunzo, ha convalidato l’arresto del meccanico 41enne di Verbicaro, Biagio Lofrano, ed ha applicato la misura della custodia cautelare in carcere, l'indagato resterà così a disposizione dell’autorità giudiziaria per l'omicidio di Ugo Lofrano, zio dell'assassino, avvenuto a Verbicaro nella serata di mercoledì. Biagio Lofrano deve rispondere di omicidio perché, avrebbe colpito ripetutamente alla testa lo zio Ugo, fratello del padre, con un tubo di ferro, mentre si trovavano soli all’interno dell’officina meccanica dove svolgevano l'attività lavorativa.
Le contestazioni
All'uomo viene contestata anche l'aggravante di aver commesso il fatto approfittando di circostanze di luogo e di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa. Al momento dell'arresto, da parte dei carabinieri della compagnia di Scalea e della locale stazione di Verbicaro, l'assassino avrebbe indicato l’arma utilizzata per colpire lo zio e, fra l'altro, le possibili certezze su quanto accaduto potrebbero scaturire dalla presenza di evidenti tracce ematiche sui pantaloni che indossava.
I parenti sul luogo della tragedia
Sono stati per primi i carabinieri della stazione di Verbicaro a giungere sul posto, nell'officina di via Manzoni, 28. Davanti all'attività, i militari hanno trovato alcuni parenti in forte stato di agitazione mentre il corpo del povero Ugo Lofrano giaceva per terra in officina con evidenti tumefazioni e macchie di sangue sul volto e sul capo. Ai militari presenti, lo stesso indagato avrebbe confermato di essere l’autore dell’omicidio mostrando pure il semiasse utilizzato per colpire mortalmente lo zio.
“Mio zio mi sgridava”
“Mio zio sul luogo di lavoro mi sgridava spesso, si lamentava del mio modo di lavorare. Quando mio zio si arrabbiava, mi arrabbiavo anche io”. Questo avrebbe detto Biagio Lofrano confermando che quanto accaduto all'interno dell'officina sarebbe dovuto proprio ad uno scontro, prima verbale, fra i due, sui modi di lavorare. E sarà stato Ugo Lofrano, in quella circostanza, a pressare il nipote sulle attività da compiere in officina. Questo avrebbe fatto scattare una reazione spropositata.
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