Tortora, le domande degli ambientalisti su San Sago
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Tortora, le domande degli ambientalisti su San Sago

Lettera alla Regione Calabria e alla Regione Basilicata di Italia nostra, Legambiente, Lipu, Wwf sull'impianto di trattamento rifiuti di San Sago




TORTORA – 23 nov. 21 - Le associazioni ambientaliste Italia nostra, Legambiente, Lipu, Wwf hanno inviato una nota ai presidenti delle amministrazioni regionali di Calabria e Basilicata ed anche al ministero della transizione ecologica sulla vicenda dell'impianto di trattamento rifiuti di località San Sago a Tortora. L'argomento della lettera riguarda la “Valutazione di incidenza, fase di screening’. “Leggiamo con una certa inquietudine, apprensione ed incredulità la determina dirigenziale – scrivono gli ambientalisti - che esprime il parere (favorevole) dell’autorità competente della Regione Basilicata, a seguito della fase di screening, relativamente alla Valutazione di incidenza”. L’autorità competente della Regione Basilicata non ritiene opportuno procedere ad una valutazione dettagliata in merito alla tipologia dell’impianto ed alle relative categorie di rifiuti trattabili, evidenziano gli ambientalisti. L’impianto viene ritenuto: “idoneo a trattare svariate tipologie di rifiuti speciali liquidi e fangosi pompabili di settori provenienti da: industria tessile, chimica, meccanica, conciaria, macelli, lavanderie industriali, tintorie, stamperie, industria del legno, industria dei detersivi”, etc. nonché idoneo “al trattamento anche di percolati prodotti dagli impianti di discarica”.


Roberto Laprovitera, vice presidente di Italia Nostra Calabria; Carlo Gaglianone, presidente Legambiente Riviera dei Cedri; Giorgio Berardi, coordinatore regionale Lipu; Fabio Spinelli, Wwf OA Calabria Citra; Francesco Cirillo, Comitato difesa ambiente Diamante e Cirella nel corpo della lettera pongono numerose domande: “Alle Autorità che concorrono direttamente o indirettamente al rilascio dell’autorizzazione in questione chiediamo – si legge - hanno valutato le attuali condizioni di funzionamento dell’impianto fermo da circa otto anni? La reale capacità operativa rispetto ai volumi di rifiuti trattabili? L’efficienza depurativa in funzione della tipologia dei rifiuti conferibili, ovvero, hanno valutato se tutti i rifiuti autorizzati sono realmente trattabili con il processo depurativo attuato nell’impianto? Hanno preso visione delle frequenti anomalie riscontrate dagli Inquirenti negli anni 2009-2013 che hanno portato al sequestro dell’impianto? Perché nella valutazione di incidenza, fase di screening, hanno ritenuto sufficienti le sole analisi, prodotte dal richiedente l’autorizzazione, effettuate in autocontrollo e quelle dallo stesso fornite relativamente ai controlli ufficiali, riferiti al periodo tra gli anni 2004-2011, mentre mancano quelle successive, periodo 2011-2013, antecedenti il sequestro dell’impianto avvenuto nel novembre 2013? Perché non hanno posto dei valori limite di concentrazione, in particolare per le sostanze considerate pericolose, per i rifiuti in ingresso all’impianto visto che lo stesso lavorando a ciclo discontinuo, per quantità e qualità dei rifiuti trattati, non può assicurare uniformità delle condizioni allo scarico? Hanno valutato il possibile effetto sinergico dannoso per l’ecosistema e la salute umana dovuto alla concomitante varietà di rifiuti conferibili? Hanno valutato la reale capacità del torrente Pizinno di conservare le proprie condizioni vitali nel ricevere i reflui in uscita dall’impianto?”.



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