Tentato omicidio con metodo mafioso: tre arresti a Reggio Calabria
- miocomune.tv
- 3 giorni fa
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L’operazione è stata eseguita dalla Squadra Mobile su disposizione della DDA, procuratore Borrelli, indagini su un tentato omicidio a Reggio Calabria. I tre giovani sono accusati di aver ferito gravemente un uomo con colpi di fucile in pieno centro
La Polizia di Stato ha eseguito questa mattina a Reggio Calabria tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti giovani reggini, gravemente indiziati di tentato omicidio e di detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, aggravati dal metodo mafioso. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, al termine di un’intensa attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile, sezione Omicidi.
Le indagini dopo l’agguato in centro città
L’inchiesta ha preso avvio dai fatti del 15 luglio 2024, quando un uomo venne gravemente ferito a colpi di fucile nel pieno centro cittadino. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – e fatto salvo il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva – l’agguato sarebbe nato da una lite legata all’incendio di un’autovettura parcheggiata nei pressi dell’abitazione degli indagati.
Il presunto autore dell’incendio sarebbe stato prima aggredito con una mazza da baseball e successivamente colpito con tre colpi di fucile all’addome e alle gambe, al solo scopo di riaffermare il controllo della zona e la propria “capacità mafiosa”, evocando l’influenza di una nota ’ndrina della zona sud di Reggio Calabria.

Il ruolo della DDA e il precedente sequestro di armi

L’azione della Direzione Distrettuale Antimafia ha consentito di delineare un quadro indiziario solido, confermato anche da precedenti attività investigative.Uno dei tre arrestati era già stato sottoposto a fermo lo scorso 4 novembre per il possesso di due fucili a canne mozze, pistole con matricola abrasa e numerose munizioni.Le ferite riportate dalla vittima furon
o tali da richiedere l’amputazione dell’arto inferiore destro.
Si sottolinea il lavoro congiunto tra la Procura e la Polizia di Stato, rimarcando come “ogni azione di violenza mafiosa rappresenti un grave pericolo per la sicurezza pubblica e un segnale da estirpare con fermezza”.

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