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Praia a Mare, truffa nazionale: arresti domiciliari per l'indagato di Tortora

Misura cautelare attenuata per Ulisse Biccini, coinvolto nella truffa nazionale nel settore del catering



PRAIA A MARE – 27 ott. 21 - Coinvolto in una attività di indagine a livello nazionale, Ulisse Biccini, 46 anni, di Tortora, era finito in manette a Roma. Farebbe parte, secondo le ipotesi d'accusa, di una banda di presunti truffatori individuata dai carabinieri della Compagnia di Roma Parioli. L'avvocato Norina Scorza del Foro di Paola, difensore di fiducia di Ulisse Biccini, ha presentato richiesta di riesame al Tribunale di Roma per un'attenuazione o per l'annullamento della misura cautelare.

La sezione del riesame, presieduta da Filippo Steidl si è pronunciata sulla richiesta contro l'ordinanza emessa dal Tribunale di Roma, lo scorso 31 agosto, con la quale era stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Biccini.


Sono state accolte le richieste dell'avvocato Norina Scorza ed il tribunale della Capitale ha riformato l'ordinanza impugnata, sostituendo la custodia in carcere con gli arresti domiciliari, con il consueto divieto di non lasciare l'abitazione, se non autorizzato, e con il divieto di comunicare con ogni mezzo con persone diverse da quelle che coabitano con lui. Fra i presunti truffati risultano: un'azienda vitivinicola delle Colline del prosecco che aveva ricevuto un'ordine di ventimila bottiglie; ma ci sono anche ordini di macchine per impastare il pane, inoltrati ad una ditta di Castelfranco Veneto, ed anche un birrificio del veronese. I fatti in questione sarebbero accaduti tra il mese di dicembre 2019 ed il mese di settembre 2020. A sgominare la banda specializzata sono stati i carabinieri della compagnia di Roma Parioli, coordinati dal comandante Alessandro De Venezia, che è originario di Treviso. In carcere, su ordinanza firmata dal Gip del tribunale di Roma, erano finite cinque persone tra i 43 e i 62 anni, quattro residenti rispettivamente a Roma, Monterotondo, Cesano di Roma e Bracciano, e uno a Praia a Mare. Secondo quanto ricostruito, gli indagati contattavano le aziende del settore alimentare e ordinavano cibi, bevande e attrezzatura. Lo facevano fingendosi operatori della sede veneziana di una nota azienda di catering, con sedi in tutta Italia e all'estero. Con tali credenziali, usando il telefono, ma anche la posta elettronica, si facevano consegnare la merce senza poi pagarla. A guidare il gruppo era una donna. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alle truffe e sostituzione di persona. Le modalità poste in essere dai presunti responsabili prevedevano la creazione di account falsi di posta elettronica, attraverso i quali simulare ordini di merce provenienti da note società di forniture di beni e servizi nel settore alimentare.



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