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Praia a Mare - Scalea, pulizia presidi ospedalieri, la Cgil: condizioni inaccettabili di lavoro

Pulizia presidi ospedalieri Praia a Mare - Scalea, Filcams Cgil interviene sulle condizioni inaccettabili di lavoro per gli addetti di una società cooperativa


Pulizia presidi ospedalieri Praia a Mare - Scalea, Filcams Cgil interviene sulle condizioni inaccettabili di lavoro per gli addetti di una società cooperativa


SCALEA - “La società 'Il Faro Soc Coop' che opera nei servizi di pulizia dei presidi ospedalieri del distretto Praia Scalea, di competenza dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, attua un comportamento inaccettabile. Nel comparto dei servizi, la totale assenza dei controlli da parte della stazione appaltante Asp di Cosenza, realizza di fatto un mondo di lavoratori precari in un contratto di appalto con le immaginabili difficoltà”. A denunciare la situazione particolare per i lavoratori sono i rappresentanti sindacali del comprensorio Pollino Sibaritide Tirreno: per la Filcams Cgil, Andrea Ferrone, segretario generale; per il Nidil Cgil, Vincenzo Laurito; per la Cdl di Scalea, Dario Pappaterra, responsabile CdL. Spiegano ancora i sindacalisti: “I dipendenti della Sscietà Il Faro - società Cooperativa per azioni, sono lavoratrici e lavoratori tutti con contratto part-time e un orario di lavoro settimanale che non supera le 23 ore. Precarietà economica e futuro incerto, questo sono le caratteristiche con cui sono costretti a vivere. Il lavoro invisibile degli addetti alle pulizie che garantiscono la salubrità di ambienti così delicati quali sono gli ospedali. Dipendenti che, nonostante l’avanzata età anagrafica e in alcuni casi con limitazioni per importanti patologie, garantiscono i servizi di pulizia e sanificazione quotidiana all’interno dei reparti dei presidi ospedalieri”.



Per i sindacalisti è necessaria una verifica sulle condizioni dell'attività lavorativa. “Le regole negli appalti evidenziano una serie di criticità dovute soprattutto alla mancanza di controllo da parte della stazione appaltante, Asp di Cosenza e direttori sanitari, come previsto dal capitolato d’appalto.

Il rischio è, a nostro avviso – evidenziano Ferrone, Laurito e Pappaterra - la diffusione di forme di illegalità e sfruttamento. Per questo la Filcams Cgil Pollino Sibaritide Tirreno sostiene che il lavoro in appalto non deve essere un lavoro povero, precario e sfruttato: è un lavoro che merita grande rispetto e considerazione. Nonostante i vari incontri e impegni assunti dai rappresentanti della società il Faro, per l’assunzione di personale in sostituzione dei pensionati ecc, ad oggi nulla degli impegni assunti è stato rispettato, tant’è che riscontriamo una insostenibilità delle attività lavorative che mettono a rischio la qualità e continuità dei servizi”. I responsabili del sindacato scendono nei particolari e sul presidio ospedaliero di Praia a Mare, evidenziano: “all’inizio dell’appalto risultavano 11 addette, oggi ne sono rimaste 4 o 5, perché la società non ha proceduto alle assunzioni, forse per trarne un ingiusto profitto. Ciò non può essere la regola che da troppo tempo la società sta traendo un ingiusto vantaggio economico con la riduzione del costo del personale ad invariabilità dei servizi resi e pagati dall’Asp. Come si può pretendere dai lavoratori e lavoratrici di garantire un servizio con la meta del personale?



Perché non si è provvede, neanche, all’assunzione per sostituire il personale in malattia per lunghi periodi? Inoltre, riscontriamo la gravità nelle poche assunzioni a termine effettuate ultimamente e, ad oggi, non prorogate, dove a parità di mansioni e di lavoro non corrisponde parità di retribuzione. A questi ultimi assunti, illegittimamente, utilizzando il lavoro somministrato, viene praticata una condizione economica di sfruttamento, applicando il contratto in violazione delle norme generali negli appalti pubblici che prevede l’applicazione del contratto delle organizzazioni sindacali più rappresentative, e Asp che Fa? Tale condizione – si legge infine - determina un carico di lavoro eccessivo, che non consente di svolgere con serenità il proprio lavoro generando malcontento e inefficienza nel sistema organizzativo, che l’ultimamente ha determinato anche dimissioni volontarie, che non consente neanche di programmare anticipatamente i turni di lavoro né consente di poter usufruire delle ferie e dei permessi accumulati, lavoratori costretti ad accettare flessibilità lavorativa che produce effetti che non consentono agli stessi di conciliare tempi di vita e lavoro. Alla luce di ciò – concludono Ferrone, Laurito e Pappaterra - ci chiediamo se Asp intende intervenire e verificare il rispetto di quando previsto nel capitolato d’appalto e avviare tramite i soggetti preposti (SPISAL) una verifica sulla condizione lavorativa”.



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