Omicidio Maiorano: due condanne e un'assoluzione al processo stralcio
Omicidio di Tonino Maiorano, l'operaio ucciso per sbaglio a Paola, al processo stralcio due condanne e un'assoluzione
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PAOLA – 3 feb. 24 - Un nuovo punto fermo sull'omicidio di Antonio, “Tonino” Maiorano, ucciso per un tragico scambio di persona, mentre si trovava nel punto sbagliato e al momento sbagliato, su una sedia sdraio dove qualche minuto prima vi era seduto Giuliano Serpa, il reale obiettivo dei killer: al processo stralcio, altre due condanne e un'assoluzione. Dopo poco meno di venti anni, da quel tragico 21 luglio del 2004, altre due persone sono state condannate a trent'anni di reclusione: Romolo Cascardo e Alessandro Pagano; si tratta del processo stralcio del filone principale, con rito abbreviato, nato dalle dichiarazioni di un pentito. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna all'ergastolo.
E' stato invece assolto un terzo indagato “per non aver commesso il fatto”, Pietro Lofaro, quest'ultimo assistito dagli avvocati Michele Rizzo e Sabrina Mannarino. Le parti civili sono state rappresentate dagli avvocati Pasquale Vaccaro, Giuseppina Torchia e Marco Maiorano. I mandanti e gli esecutori sono stati già condannati negli anni passati. Per Lofaro, il tribunale ha deciso per l'assoluzione con la formula ampia, proprio perchè ha ritenuto che non abbia commesso il fatto.
Era seduto in una sedia di plastica, quel 21 luglio del 2004, Tonino Maiorano. La tragedia accadde poco prima delle 8 di mattina. I due killer si avvicinarono a bordo di una moto, alla stazione radio degli operai idraulico forestali, allestita nello stadio comunale di Paola. L'obiettivo era Giuliano Serpa, allora ritenuto capo dell’omonima cosca. Quest'ultimo, pochi istanti prima dell'agguato si era seduto su quella sedia, rialzandosi subito dopo. I due killer, in sella a una moto, partirono al segnale convenuto, ed esplosero i colpi mortali contro il povero operaio forestale Antonio Maiorano, anch'egli con i capelli simili all'obiettivo dei killer e di altezza media, seduto proprio sulla sedia in plastica dalla quale si era appena alzato Giuliano Serpa. A indurre in errore il commando sarebbe stato chi, quel giorno, svolgeva il ruolo di “staffetta”.
L’omicidio, invece, sarebbe stato pianificato utilizzando anche la calzoleria di Cascardo quale base operativa. E alle riunioni si riteneva avesse preso parte pure Lofaro. Tonino Maiorano, all'epoca dei fatti, aveva 46 anni e lasciò la moglie Aurora Cilento e due figli, Samuele e Chiara. La moglie, negli anni scorsi, in occasione del decennale, aveva ripercorso quel tragico evento: «E’ stato come un fulmine a ciel sereno che ha segnato per sempre la mia famiglia – aveva raccontato -. Quella mattina, di buon’ora, stavo preparando il pranzo. Mio marito era indeciso se andare o meno al lavoro; poteva restare libero, ma dal momento che c’era carenza di personale decise di dare supporto ai suoi colleghi. Verso le 8 mi telefonò mia cognata dicendomi che Tonino era rimasto vittima di un incidente e che si trovava in ospedale. Pensai si trattasse di una cosa da niente; mai potevo immaginare la realtà dei fatti. Ma appena accorse gente in casa mia capii subito la gravità della vicenda; dopo che mi raccontarono il fatto sprofondai nel buio assoluto. La rabbia, il dolore – aveva dichiarato in occasione del decennale la moglie Aurora - e il vuoto incolmabile purtroppo ci accompagnano tutt’oggi. I primi tempi, ricordo, dovemmo sopportare anche l’abbandono di tanti; la gente era sospettosa, pensava che Tonino fosse compromesso con la criminalità. Ciò mi fece molto male, ma poi, quando la verità venne a galla, notai il cambiamento delle persone nei nostri confronti. Oggi il nostro dolore non si è alleviato; col passare del tempo avvertiamo il vuoto sempre più, soprattutto i miei ragazzi».
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