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La Sanità che non ce la fa a garantire gli esami di routine: la denuncia di Sollazzo, Confial

Praia a Mare, Cetraro, Risonanza magnetica ad alto campo presente fisicamente, ma non presente per gli esami specialistici: la denuncia e la delusione di Simone Sollazzo, radiologo e sindacalista Confial



PRAIA A MARE - 3 dic. 22 - “Non tutti sanno, forse, che nei due ospedali di Cetraro e Praia a Mare, se così possiamo ancora definirli, sono presenti due macchine di Risonanza magnetica ad alto campo (1,5 T). Con queste strumentazioni si possono effettuare esami altamente specialistici dei vari distretti corporei dando risposte importanti alle necessità sanitarie dei pazienti dell'alto tirreno cosentino e non solo”. A scrivere è il dottor Simone Sollazzo, medico radiologo e responsabile sindacalista Confial. La situazione “denunciata” è particolare, e molti cittadini di questa fascia di territorio calabrese l'hanno vissuta e potrebbero viverla.

LE SCUSE AI PAZIENTI E L'APPELLO AI SINDACI

Disservizi che non accadono in strutture private o convenzionate, mentre in quelle pubbliche sì. Ed è per questo che il dottor Simone Sollazzo scrive: “Vorrei concludere chiedendo un grande scusa a tutti i pazienti, che oltre al problema di salute sono costretti a subire le mortificazioni e i disagi di un sistema sanitario fatiscente. Anche noi sanitari potremmo far sentire più forte la nostra voce su alcune questioni e pretendere la risoluzione di certe criticità. Infine, un appello a sindaci, sindacati e associazioni di settore: ormai siamo talmente abituati a questa malasanità che non solleviamo neanche più la testa per scoprire quanto sia oscena nel suo stato di abbandono, soccombendo alle ingiustizie in un perenne stato di rassegnazione”.



UNA SANA GESTIONE PER DIVENTARE VIRTUOSI

Il rappresentante della Confial, sostiene che: “Con una sana e funzionale gestione sanitaria si effettuerebbero esami dalle 8 alle 20, in altre regioni virtuose anche oltre, in regime di prestazioni aggiuntive, invece dalle nostre parti può perfino accadere che un guasto tecnico venga risolto dopo mesi, come accaduto prima dell’estate con un fermo di circa tre mesi per entrambi gli apparecchi di Praia a Mare e Cetraro. Tali disservizi – spiega Simone Sollazzo - non accadrebbero mai in strutture sanitarie private e/o convenzionate, dove non è assolutamente consentita una gestione a perdere, mentre nel pubblico non c’è minimamente attenzione manageriale poiché in effetti nessuno paga di tasca propria il mancato utilizzo delle macchine”.



“DISATTENZIONE GESTIONALE PAGATA CARA DAI CITTADINI”

Ma il problema è che il mancato funzionamento si riverbera sui poveri cittadini e pazienti. “Tale disattenzione gestionale – afferma Simone Sollazzo - viene pagata invece cara dai cittadini, che per fare anche una semplice risonanza del ginocchio non sanno a che Santo votarsi e si trovano costretti a mettere mano al portafogli e a rivolgersi al privato, che proprio in considerazione di questo sfaldamento del servizio pubblico comincia sempre di più a prendere piede. O peggio ancora, sono costretti a migrare in altre regioni con l’incremento del famigerato debito calabrese che non riusciamo a sanare. A fine settembre, finalmente, il servizio di risonanza è stato ripristinato, ma la macchina di Cetraro lavora solo di mattina e non tutti i giorni della settimana e quella di Praia a Mare, invece, è ancora lì, accesa e funzionante, ma inutilizzata, con qualche sirena di allarme che suona saltuariamente forse per ricordarci che siamo tutti colpevoli della sua attuale inutile esistenza.



LA CATTIVA DISTRIBUZIONE DI RISORSE

E questo stato di fermo si deve solo a una cattiva distribuzione delle risorse e del personale voluta dall’Asp, non certo a un’inefficienza del macchinario. Questo è solo uno dei tanti sprechi che da medico radiologo posso constatare in prima persona ogni giorno, ma di storie simili ce ne sono a bizzeffe tra i vari presidi ospedalieri e ambulatoriali”. La conclusione: “Se non creiamo un fronte unico che si confronti costantemente con la direzione dell’Asp, per gestire al meglio le risorse disponibili e garantire livelli di assistenza dignitosi, continueremo a essere terra di nessuno o i soliti poveri disgraziati di Calabria”.

MANCA LA VOLONTA' DI CAMBIARE ROTTA?

Prosegue la nota : “una domanda sorge spontanea: dov’è la gestione delle attività cliniche e il necessario controllo sulle stesse? Come si può pensare di uscire da una crisi sanitaria di tale portata se, in primis, non si riducono gli sprechi e non si ottimizzano le risorse che abbiamo già disponibili?

Non si tratta di concetti di alta formazione manageriale, eppure si va avanti in questa drammatica maniera, tanto che verrebbe da pensare che manchi la volontà di cambiare realmente rotta.





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