Frontiera, Tufo e Iacovo assolti dai capi principali: sentenza in appello
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Frontiera, Tufo e Iacovo assolti dai capi principali: sentenza in appello

Operazione Frontiera, gli imputati Tufo e Iacovo assolti dai capi di imputazione principali; per Iacovo pena rideterminata in cinque anni


Operazione Frontiera, gli imputati Tufo e Iacovo assolti dai capi di imputazione principali; per Iacovo pena rideterminata in cinque anni

Scalea, 27 aprile 2024 – Due assoluzioni, per Tufo e Iacovo, dai capi di imputazione principali nell'ambito della maxi operazione denominata “Frontiera” svolta prevalentemente sul Tirreno cosentino con l'obiettivo di assestare un duro colpo alla gestione delle attività illecite, compreso lo spaccio della droga, da parte della cosca Muto. Nella fase iniziale, a conclusione dell'attività dei carabinieri, del Ros, e della Dda del luglio 2016, l'indagine ha fatto contare ben 68 indagati. Poi ognuno ha imboccato le varie strade processuali. Ieri, la corte d'Appello di Catanzaro, sezione prima, ha emesso il dispositivo di sentenza con il quale ha assolto due imputati rimasti impigliati nella rete delle indagini e per i quali era scattata anche la misura cautelare.


La Corte d'Appello ha assolto Alexander Tufo, 36 anni, di Scalea. Per Tufo, assistito dagli avvocati Giandomenico Caiazza e Giuseppe Gervasi, è stata decisa l'assoluzione con formula ampia “Perchè il fatto non sussiste”, relativamente a due capi di imputazione. Il principale, il primo, nel quale veniva contestata l'associazione con altri “al fine di commettere più delitti” fra i quali “importazione, trasporto, detenzione e cessione, a qualsiasi titolo, di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, marijuana ed eroina”. Ed il capo 11, nel quale si ipotizzavano fatti del 2014; quando, insieme ad altri, veniva contestata la detenzione di sostanza stupefacente, cocaina, destinata alla cessione a terzi. Gli avvocati difensori di Alexander Tufo, Giandomenico Caiazza e Giuseppe Gervasi, hanno dimostrato, a distanza di anni, alla corte d'Appello catanzarese che tali accuse non esistevano ottenendo la piena assoluzione per Alexander Tufo. I giudici, si sono riservati i canonici 30 giorni per le motivazioni, ed hanno anche pronunciato una ulteriore assoluzione, sempre per Tufo, il “non doversi procedere” per il reato di cui al capo 27, sempre detenzione ai fini di spaccio, previa riqualificazione della condotta; e per il reato al capo 24, relativo ancora alla detenzione ai fini di spaccio, “previa derubricazione”, “essendo estinti per intervenuta prescrizione, revocando la pena accessoria irrogata”.


La seconda assoluzione, con rideterminazione della pena per altri capi, è riferita, invece, ad Agostino Iacovo, 38 anni di Cetraro, sempre dal primo capo di imputazione, quello dell'associazione. E' stata invece rideterminata la pena per i reati contestati al capo 10, sulla cessione di sostanza stupefacente, in cinque anni di reclusione e 20.000 euro di multa, con la conferma delle pene accessorie.

L'operazione Frontiera ha avuto uno sviluppo ben più ampio anche per il gran numero di indagati e come è noto è stato coinvolto anche il boss Muto, conosciuto come il “re del pesce”.

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, all'epoca, nel 2016, da poco alla guida degli uffici della Dda durante la conferenza stampa, nell'illustrare i particolari dell’operazione “Frontiera” aveva affermato: “Il mare era il latifondo del clan Muto. Ma non era solo il pescato il settore gestito dalla cosca che da decenni “governava” il Tirreno cosentino”. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere aveva visto coinvolti 58 indagati accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione e rapina.


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