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Diamante, sparatoria del 2015 con un ferito: due assoluzioni in Appello

Accolte le istanze degli avvocati difensori di Mattia De Rose e Alberto Novello. Erano accusati di tentato omicidio ai danni di Francesco Osso di Buonvicino



DIAMANTE - 6 mag. 23 – Si conclude con due assoluzioni la vicenda legata ad una sparatoria, con un ferito, avvenuta il 25 ottobre del 2015 a Diamante in un locale. La Corte di Appello di Catanzaro ha assolto Mattia De Rose e Alberto Novello. I due dovevano rispondere dell’imputazione di tentato omicidio ai danni di Francesco Osso di Buonvicino. Di Fatto, la Corte d'Appello ha confermato la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale collegiale di Paola e ha rigettato l’Appello avanzato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Paola. La richiesta d'appello era stata avanzata in aula dal Procuratore Generale che aveva insistito per una condanna a nove anni di reclusione per entrambi gli imputati. La vicenda è stata sin dall'inizio contornata da una serie di vicende da chiarire. Mattia De Rose, difeso dall’avvocato Cristian Cristiano e Alberto Novello difeso dall’avvocato Karen Garrini, erano imputati per aver sparato un colpo di arma da fuoco che aveva attinto al collo la persona offesa, uscita poi dal coma iniziale dopo una lunga degenza. Il fatto era avvenuto all’interno di un bar a Diamante, il 25 ottobre del 2015. Per ben due volte, come evidenziano i legali di fiducia, gli imputati erano stati fermati, venendo sottoposti dal Tribunale del Riesame di Catanzaro alla misura cautelare domiciliare per oltre un anno fino al nuovo intervento del Tribunale della Libertà sollecitato ad una nuova valutazione dalla Corte di Cassazione in sede di annullamento.



Era seguita la sentenza di I grado, giunta dopo una lunga istruttoria caratterizzata anche dall’acquisizione degli esiti di un incidente probatorio finalizzato alla ricognizione degli imputati, successivamente alla quale la Procura di Paola aveva raccolto la deposizione del neo collaboratore di giustizia Francesco Noblea che aveva raccontato di sapere quanto accaduto quella notte, fornendo dettagli in merito alle modalità del ferimento, al movente, all’arma utilizzata ed all’auto usata per la fuga. La Corte di Appello di Catanzaro aveva riaperto l’istruttoria disponendo non solo l’esame del collaboratore Noblea, ma anche l’esame dello stesso Novello, nel frattempo pentitosi e che aveva reso dichiarazioni in merito all’imputazione. Nel corso del successivo esame, come si apprende, Noblea aveva ritrattato la precedente dichiarazione mentre non aveva luogo l’esame di Novello, con conseguente richiesta di acquisizione della dichiarazione resa in precedenza avente valore, a dire della Procura, “auto ed etero accusatoria”. Subito dopo, le questioni sollevate dagli avvocati Cristiano e Garrini che avevano eccepito l’inutilizzabilità di quelle dichiarazioni per profili diversi, evidenziando, in ogni caso, l’aperto contrasto delle stesse con una serie di emergenze processuali tali da escludere la presenza sul luogo teatro dei fatti degli imputati. Ieri, nonostante, la grave richiesta di condanna da parte della Procura Generale, è arrivata la pronuncia assolutoria in favore degli imputati. Le motivazioni sono attese entro i novanta giorni. Tale decisione, segue la sentenza di assoluzione già emessa dal Tribunale di Paola che aveva evidenziato, in particolare, come la deposizione dell’unico teste che aveva visto gli imputati discutere animatamente con la persona offesa solo un paio di minuti prima dello sparo, fosse smentita dalle altre emergenze”.


I FATTI DEL MESE DI OTTOBRE DEL 2015

DIAMANTE – I fatti narrano che Francesco Osso era stato attinto da un colpo d'arma da fuoco al collo ed alla gola il 25 ottobre 2015, intorno alle tre del mattino, nel locale di Diamante. Al momento del fatto erano presenti alcuni ragazzi, escussi dai carabinieri intervenuti sul posto.

In particolare, uno dei testimoni aveva rivelato ulteriori particolari riferiti ad una presunta discussione avvenuta fra la vittima e i due indagati. La vittima era stata colpita quando si era portato nell'antibagno dei servizi igienici. L'idea iniziale che si erano fatti gli investigatori, era quella di un'accesa discussione avvenuta a più riprese. In quella notte, un giovane aveva contattato il numero di pronto intervento 112. La telefonata, molto agitata, proprio a causa della situazione di estrema tensione, comunicava che un ragazzo era riverso in una pozza di sangue, nei pressi della toilette. Si affermava che il giovane era stato attinto da un colpo di arma da fuoco alla gola. Un colpo di arma da fuoco che poteva essere anche letale.



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