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Confiscato il patrimonio di un imprenditore a Bova Marina per 900mila euro

Aggiornamento: 7 apr 2022

La Guardia di finanza ritiene che vi sia una "chiara" appartenenza alla 'ndrina Vadalà



BOVA MARINA - 6 apr. 22 - I finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata disposta l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale e quella patrimoniale della confisca di beni nei confronti di un imprenditore indiziato di “appartenenza chiara ed univoca” alla ‘ndrina Vadalà di Bova Marina sebbene l’impianto probatorio non sia stato sufficiente a fondare la responsabilità penale.



In particolare, la Compagnia di Melito Porto Salvo ha eseguito indagini ed accertamenti - anche attraverso l’analisi delle transazioni economico-finanziarie effettuate dall’imprenditore negli ultimi 20 anni - finalizzati alla raccolta di elementi idonei a dimostrarne la pericolosità sociale “qualificata” nonché la sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio effettivamente posseduto, anche mediante persone interposte.

Pertanto, nei giorni scorsi i finanzieri hanno confiscato 3 polizze assicurative per un controvalore nominale di 300.000 euro, 12 fabbricati e 10 terreni, ubicati a Bova Marina e Reggio Calabria, ed 1 autoveicolo, già sottoposti a sequestro di prevenzione nell’agosto 2020.

L’Autorità Giudiziaria ha inoltre disposto, nei confronti del soggetto, la misura personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel citato Comune jonico, per la durata di tre anni.

L’attività di servizio in rassegna testimonia l’elevata attenzione mantenuta dai militari della Guardia di Finanza di Reggio Calabria che - nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria reggina - continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e favorire la libera concorrenza, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità e tutelare la sana imprenditoria.






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