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Confiscati 45 milioni all'imprenditore calabrese Nicola Femia: sentenza della Corte d’Appello di Bologna

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  • 15 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

La Guardia di Finanza di Bologna ha eseguito la confisca dei beni di Nicola Femia, imprenditore calabrese, ritenuto vicino alla ‘ndrina Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica


Maxi confisca a Bologna: sigilli a immobili, società e terreni del calabrese Nicola Femia

15 ottobre 2025


La Guardia di Finanza di Bologna ha eseguito la confisca definitiva di un ingente patrimonio, del valore stimato di circa 45 milioni di euro, riconducibile all’imprenditore Nicola Femia, 64 anni, originario della provincia di Reggio Calabria. L’uomo era stato arrestato nel 2013 nell’ambito dell’operazione “Black Monkey”, che aveva disarticolato un vasto sistema di slot machine illegali attivo in Emilia Romagna e in altre regioni.

La misura, disposta in via definitiva dalla Corte di Appello di Bologna e confermata dalla Cassazione, arriva al termine di un lungo percorso giudiziario che ha accertato la sproporzione tra i beni posseduti da Femia e le sue fonti di reddito dichiarate.





I beni confiscati tra Ravenna, Cosenza e Bologna

L’operazione ha portato all’acquisizione di:

  • 8 immobili tra le province di Ravenna e Cosenza,

  • 28 terreni nel ravennate, per un’estensione complessiva di circa 30.000 metri quadrati,

  • 6 autoveicoli,

  • 16 partecipazioni societarie e relativi compendi aziendali tra Bologna e Ravenna.

Secondo quanto riferito dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza, i beni erano nella disponibilità dell’imprenditore “in misura palesemente sproporzionata rispetto alle esigue fonti reddituali dichiarate”.


L’indagine contro l’infiltrazione mafiosa in Emilia Romagna

Nicola Femia, già condannato per reati contro il patrimonio, l’economia e la persona, alcuni aggravati dal cosiddetto “metodo mafioso”, è ritenuto contiguo alla ‘ndrina Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica.

La confisca, eseguita dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, rappresenta l’epilogo di complesse indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura felsinea, nell’ambito dell’attività di contrasto alla penetrazione mafiosa nel tessuto economico regionale.

“La misura – spiegano le Fiamme Gialle – testimonia l’impegno costante nel colpire patrimoni illecitamente accumulati per tutelare la libera concorrenza, la sana imprenditoria e la sicurezza pubblica”.





Un segnale forte contro l’economia criminale

Il sequestro e la successiva confisca definitiva dei beni di Femia segnano un nuovo colpo al sistema di riciclaggio che, secondo gli inquirenti, aveva consentito all’imprenditore di reinvestire ingenti capitali nell’economia legale dell’Emilia Romagna.Un’operazione che conferma la strategia dello Stato nel contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata anche fuori dai confini storici delle regioni d’origine.


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