Cetraro, dissesto finanziario: un passo indietro. Le minoranze chiedono il consiglio
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Cetraro, dissesto finanziario: un passo indietro. Le minoranze chiedono il consiglio

Cetraro, sul dissesto finanziario si può fare un passo indietro: le minoranze chiedono il consiglio e richiamano le norme in materia


Cetraro, sul dissesto finanziario si può fare un passo indietro: le minoranze chiedono il consiglio e richiamano  le norme in materia

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Cetraro, 16 aprile 2024 – Le minoranze di Cetraro provano a far compiere un passo indietro alla maggioranza sulla vicenda della dichiarazione di dissesto finanziario. I consiglieri Giuseppe Aieta, per “Cetraro in Azione”; Angelo Aita di “Progetto e Sviluppo”; Benedetta Saulo del “Partito Socialista Italiano”,

Massimiliano Vaccaro di “Italia Viva”; e Lorena Matta di “Noi Moderati” hanno formalizzato una richiesta di convocazione del consiglio comunale, in seduta straordinaria per come prevede anche lo statuto comunale, visto che i firmatari rappresentano più di un quinto dei consiglieri comunali. Si chiede formalmente, l'annullamento in via di autotutela, della delibera con oggetto: “dichiarazione di dissesto finanziario, adottata nella seduta consiliare del 6 aprile 2024, affissa all’albo pretorio in data 11 aprile 2024”.


Provvedimento annullabile

I consiglieri richiamano le norme che confermano: “è annullabile il provvedimento amministrativo adottato in violazione di legge o viziato da eccesso di potere o da incompetenza” e, “il provvedimento amministrativo illegittimo, può essere annullato anche d’ufficio, sussistendone le ragioni di interesse pubblico, entro un termine ragionevole e tenendo conto degli interessi dei destinatari e dei controinteressati, dell’organo che lo ha emanato, ovvero da altro organo previsto per legge”. I consiglieri di minoranza spiegano il perchè della richiesta che “scaturisce dal dato oggettivo ed inconfutabile che la delibera – scrivono i consiglieri - sia stata adottata in violazione di legge e viziata da eccesso di potere e di incompetenza, non avendo il revisore legale, partecipato alla seduta del consiglio comunale per riferire o dare pareri consultivi su particolari argomenti che, nel caso che ci occupa, riguardano l’aspetto contabile e normativo dell’ente oltre che l’interesse pubblico”.


Lo statuto

Lo statuto comunale, secondo quanto evidenziano i consiglieri impone che “Il collegio dei revisori dei conti nella sola persona del presidente, se invitato dal sindaco o da 1/5 dei consiglieri, è tenuto obbligatoriamente a partecipare alle sedute del consiglio comunale o della giunta per riferire o dare pareri consultivi su particolari argomenti, senza diritto di voto”.

La partecipazione del revisore, secondo i consiglieri di minoranza, nella seduta consiliare è da ritenersi obbligatoria, al fine di consentire a ciascun consigliere di poter verificare e chiedere allo stesso professionista i necessari chiarimenti: “la richiesta partecipazione – scrivono - è volta a rideterminare una eventuale riduzione del debito per calcoli errati, per debiti fuori bilancio iscritti nelle altre passività ma non riconosciuti dall’Ente, per liti potenziali ecc. è evidente che la richiesta di annullamento, in via di autotutela, della delibera di dichiarazione del dissesto, debba ritenersi, sia in fatto che in diritto, legittima in quanto posta a tutela dell’interesse pubblico e dell’autonomia gestionale dell’ente comunale e finalizzata a garantire il diritto all’equa imposizione fiscale in relazione alla capacità contributiva personale, all’istruzione e all’educazione, alla tutela della salute. Inoltre – concludono - la paralisi dell’azione amministrativa non consentirebbe di dare risposte neanche in merito ai servizi essenziali da rendere ai cittadini (mensa, servizio pubblico, spazzatura) né di supportare e promuovere le aggregazioni sociali o di compiere opere e lavori di primaria importanza”.

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