Belvedere, massacrati di botte in carcere a Paola, padre e figlio
In cinque avrebbero picchiato Andrea Renda, il 33enne accusato dell'omicidio di Anerlyia Dimova a Belvedere Marittimo. Picchiato anche il padre, anch'egli in carcere. Sarebbe intervenuto in difesa del figlio
BELVEDERE MARITTIMO - 5 luglio 21. Nella scorsa settimana, è’ stato massacrato di botte in carcere, durante l’ora d’aria, Andrea Giuseppe Renda, 33enne di Belvedere Marittimo, accusato d’aver ucciso Aneliya Dimova, la 55enne bulgara trovata morta lo scorso 30 agosto nella sua casa belvederese. Cinque i detenuti che avrebbero pestato a sangue l’uomo, spalleggiati da diversi altri carcerati, lasciandolo riverso a terra e malmenando anche il padre, Francesco Renda, 66 anni, intervenuto per difendere il figlio.
Anche il 66enne belvederese, com’è noto, è associato presso lo stesso Istituto di pena di Paola, ma lui è solo accusato di detenzione di armi e munizioni, mentre il figlio deve rispondere della pesante accusa di omicidio volontario. Sul luogo dell’agguato, perché, a quanto pare, gli altri detenuti avrebbero pianificato l’aggressione, è intervenuta la Polizia Penitenziaria, diretta dal commissario capo Soccorsa Irianni, coordinata dal nuovo direttore del Penitenziario, Emilia Boccagna. I due aggrediti sono stati portati in ospedale a Paola, avendo riportato ferite preoccupanti, difficili da curare in infermeria e, forse, anche fratture. La Polizia penitenziaria sta indagando per accertare le ragioni alla base dell’agguato e del pestaggio. Non è dato capire se siano sorti incomprensioni legate alla comune detenzione o, peggio, se alla base del fattaccio vi siano regole di giustizia interna all’istituto di pena, essendo stato accusato, Andrea Renda, dell’omicidio di una donna.