Zagarese si autosospende dal Pd: le sue ragioni in una intervista
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Zagarese si autosospende dal Pd: le sue ragioni in una intervista

Problemi a livello provinciale ed anche nella città di Corigliano Rossano



CORIGLIANO ROSSANO – 7 set. 22 - L'autosospensione di Aldo Zagarese dal Partito democratico rappresenta un'ulteriore scossa al terremoto che sta investendo l'area politica. La notizia, ieri, ha già fatto il giro negli ambienti politici provinciali, e non solo, perché Aldo Zagarese è una persona attiva all'interno del partito ed ha svolto anche ruoli importanti. “La coerenza paga ...a volte! La dignità invece non ha prezzo”, ha scritto sul suo profilo social, Aldo Zagarese che, lo ricordiamo, vive in un tempesta politica anche a Corigliano Rossano dove è consigliere di opposizione ed ha un rapporto difficile con le altre anime del Pd. Non è però un voler rincorrere la poltrona, ci ha subito confermato Zagarese. Si tratta di un'autosospensione, meditata, che, al momento, non si traduce in una trasmigrazione verso un altro partito. Con Aldo Zagarese abbiamo approfondito i temi della sua decisione.

Il partito l'ha lasciata ad un bivio, una scelta; è vero?

«Il partito non mi ha posto davanti ad un bivio. E' stata una scelta mia, autonoma. Dettata da una serie di circostanze determinate dai rapporti con le dirigenze provinciale e locale di Corigliano Rossano».

Cosa c'è, allora che non va nelle dirigenze provinciale e locale per fare in modo che abbia fatto una scelta così forte?

«Nella dirigenza provinciale e locale ho ravvisato una serie di contrazioni nei rapporti con i territori. Essendo consigliere provinciale del partito sono in contatto con i vari amministratori locali, con i militanti e tanta gente. Persone con le quali mi ritrovo a fare politica all'interno del partito da moltissimi anni. Tutti ci siamo trovati di fronte ad un assoluto distacco da parte della federazione provinciale».

C'entrano, quindi anche le ultime scelte per le elezioni?

«Il distacco c'è; da una parte nell'individuazione dei candidati, sia per la Camera che per il Senato. Non siamo stati minimamente coinvolti in questa fase. Invece, un'azione diversa avrebbe potuto portare ad un ampliamento della base, ad un coinvolgimento di più persone. Un confronto, seppur minimo sulla scelta delle candidature, avrebbe contribuito a far sentire tanti di noi più coinvolti e più entusiasti nel portare avanti una campagna elettorale. Non subendola come un ammutinamento».



La bilancia pesa più dalla parte delle dirigenze regionali e provinciali o da quella locale di Corigliano Rossano dove sappiamo ci sono divergenze di vedute?

«Quella locale, purtroppo, si contraddistingue per essere una gestione eternamente confusionaria e litigiosa, in cui non ci sono due soggetti che vanno d'accordo a Corigliano Rossano. Fino ad oggi ho fatto un po' da paciere, ma anche da agnello sacrificale, quando mi trovavo capogruppo di un partito che in buona parte guardava con un occhio verso un avvicinamento all'amministrazione; dall'altra parte, invece , era in posizione nettamente contraria. Fino a ieri sono stato equilibrato ed educato. Ma quando mi sono reso conto che era diventato un gioco al massacro ho ritenuto di non piegarmi a certe logiche».

Quali?

«Una parte del nostro partito propendeva verso un sindaco che strizzava l'occhio, fingendo di fare ingresso nel partito, ma nello stesso tempo, lo utilizzava solo a proprio uso e consumo. Perciò ho ritenuto di non svendere il partito, sicuramente dopo che si colloca in una posizione di minoranza, rispetto all'ultima elezione amministrativa che vede il Pd forza di opposizione e non di maggioranza».

Sarebbe stato come tradire gli elettori?

«A Stasi ho proposto, prima delle elezioni provinciali, un percorso politicizzato, con i canali dovuti, del Nazzareno, per l'ingresso nel Pd. Lui ha ritenuto di non dover aderire tramite i canali ufficiali. Lo sta facendo direttamente tramite rapporti sottobanco. Ma questo non gli fa onore».

Cosa cambia per Aldo Zagarese, adesso?

«Non sono ossessionato dalle poltrone. Fino ad oggi ho fatto politica quando mi è stato chiesto dal partito. Mi sono sempre messo a disposizione delle dirigenze. Oggi è un momento di riflessione e sto andando verso l'autosospensione dal partito. Non significa che lo sto abbandonando, ma sicuramente non posso più consentire che, per esempio, nell'ambito del consiglio comunale ci possa essere questa sorta di ambiguità da parte della classe dirigente e dell'amministrazione. Io non mi faccio mettere nel tritacarne da nessuno; preferisco uscire fuori dal Pd e per il futuro, dopo le elezioni, se ci dovesse essere un nuovo assetto, nuove prospettive, probabilmente aderirò nuovamente al Pd. Ora non è più la casa in cui mi trovo a mio agio».

E l'effetto domino ci sarà?

«Ci sarà nella misura in cui si ostinano a creare ammutinamenti fra i militanti e dirigenti storici. Se ritengono che il partito debba essere governato solo sulla scorta degli entusiasmi e della collocazione di due o tre soggetti, probabilmente resteranno solo quelli. Se si iniziano a tenere in considerazione le varie esperienze, i territori, le militanze, probabilmente si potrà parlare di nuovo di Partito democratico. Se ritengono di voler fare politica in maniera autocratica, la vedo dura».



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