Referendum, non è disponibile il medico: portatrice di handicap deve rinunciare al voto
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Referendum, non è disponibile il medico: portatrice di handicap deve rinunciare al voto

La storia accaduta a Scalea raccontata dal marito della donna: «Nessuno ci ha dato notizie certe sulla presenza del medico»



SCALEA – 15 giu. 22 - Tante le difficoltà incontrate per un voto assistito, che una donna portatrice di handicap, con il marito accompagnatore, ha dovuto rinunciare. Soltanto il marito si è potuto recare alle urne dopo vari colloqui infruttuosi per ottenere il via libera dalla parte medica che però non era presente e, a quanto pare, non è stato possibile rintracciare in tempi brevi. Avrebbe dovuto attendere la “disponibilità”, entro le 23.00, in una giornata afosa e, comunque, in una situazione di estremo disagio. La volontà di poter esercitare il diritto al voto c'era tutta, al contrario di tantissimi italiani che, invece, hanno preferito restare a casa. Il marito della donna racconta ciò che è accaduto e precisando che, purtroppo, non è la prima volta che incontra difficoltà per poter esercitare il diritto del voto assistito, con tanto di documentazione medica sotto braccio, se proprio anche la presenza della portatrice di handicap non dovesse convincere chi sta dall'altra parte. A.I., queste le iniziali del marito accompagnatore, ha raccontato ciò che è accaduto.



«Tutti gli anni – ha riferito – abbiamo trovato il medico, perchè c'è bisogno del certificato per poter esercitare il voto assistito, quindi con la mia presenza in cabina. All'ufficio elettorale, non è stato possibile capire dove potessi andare o con quale medico parlare, nessuno ci ha fornito indicazioni dove poter rintracciare il medico. Siamo stati ad attendere almeno un'ora, mentre provavano a fare telefonate e ci riferivano che non ottenevano alcuna risposta. Alla fine, della serie di telefonate senza risposta, mi è stato detto di non preoccuparmi perchè, per andare a votare c'era tempo fino alle 23.00». Insomma il problema non è stato risolto. Ed il cittadino si chiede perchè non ci sia una organizzazione ben precisa per esercitare tale diritto, perchè bisognava attendere per una problematica che doveva essere risolta in pochi minuti, con una evidente possibile reperibilità del personale addetto.



«Mia moglie, portatrice di handicap – ha proseguito A.I. nel racconto dell'accaduto – non può attendere tanto tempo, con la speranza che arrivi il medico e che venga firmato il nulla osta per il voto assistito. Una situazione certamente imbarazzante. A quel punto, presi dalla delusione di non poter ottenere un nostro diritto, arrabbiati, siamo andati via. Mia moglie non ha potuto votare. Io mi sono recato alle urne. Non è la prima volta che accade, è successo anche recentemente, nonostante abbia richiesto la presenza di un medico per ottenere il certificato per poter esercitare il diritto di voto. Anche ai seggi, le persone presenti, mi hanno indirizzato verso l'ufficio elettorale, confermandomi che bisognava ottenere la certificazione di un medico dell'Asp per poter esercitare il diritto al voto assistito». In conclusione A.I. commenta: «Credo che questa situazione sia particolare. L'interessato non può e non deve occuparsi di capire quando e dove è possibile reperire il medico. Anzi, deve essere il contrario. Una situazione del genere dovrebbe essere risolta tranquillamente con la pronta reperibilità o addirittura con la presenza fissa di un medico».


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