Operazione "2 in 1": dipendente dell'Asp, svolgeva servizio anche in una clinica privata
Un medico di 61 anni è stato interdetto per un anno dalla professione con un provvedimento della procura di Catanzaro. Era dipendente dell'Asp, ma svolgeva il servizio anche in una nota clinica di Catanzaro.
CATANZARO – 22 dic. 20 - Nella giornata odierna, i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, su disposizione della Procura del tribunale di Catanzaro, hanno dato esecuzione a una ordinanza cautelare, emessa daAntonio Battaglia, Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti diGiulio Cosco (61 anni, di Catanzaro), specialista ambulatoriale interno alla branca di audiologia, convenzionato con l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro.
Il provvedimento cautelare dispone, nei confronti del medico specialista, la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico servizio per la durata di 12 mesi, nonché il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, della somma di € 23.901,56.
Le indagini, dirette dal Sostituto procuratore Anna Chiara Reale con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Giancarlo Novelli e del Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, hanno condotto all’iscrizione del medico nel registro degli indagati con l’accusa di falso e truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Regionale.
Gli accertamenti svolti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno consentito di rilevare che il professionista sin dal 2001 era titolare di un rapporto di pubblico impiego di natura para-subordinata con l’Asp di Catanzaro e, per tale ragione, aveva l’obbligo di astenersi dal prestare la propria attività professionale alle dipendenze di altre strutture sanitarie.
Ciononostante, il medico collaborava stabilmente con una nota clinica catanzarese accreditata con il Servizio Sanitario regionale, trasgredendo a tale vincolo d’impiego e traendo in inganno l’Asp, a cui rilasciava, negli anni, diverse false autocertificazioni, nelle quali attestava l’assenza di attività svolte a qualsiasi titolo presso strutture private.
Così facendo, il medico specialista si procurava l’ingiusto profitto rappresentato dalla indebita contrattualizzazione del proprio rapporto di lavoro con l’Asp, determinando in capo a quest’ultima un danno patrimoniale, quantificato nella somma oggetto di sequestro e consistente nelle spese sostenute dall’Ente sanitario pubblico per l’assunzione e la gestione amministrativa della sua posizione.