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Massoneria e Gare d'appalto: uno degli indagati iscritto alla "Gran Loggia A.L.A.M.”

L'inchiesta ancora in corso mira a far luce su presunte vicende che avrebbero influenzato alcune gare d'appalto

SCALEA – E' la “Gran Loggia d'Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Obbedienza di Piazza del Gesù, palazzo Vitelleschi”, l'associazione massonica alla quale risulterebbe iscritto dal 2015, il 54enne di Diamante, Francesco Arcuri, assistito dall'avvocato Francesco Liserre.

L'architetto diamantese è uno dei 18 indagati nell'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Paola, coordinata dal procuratore Pierpaolo Bruni. Ma sulla vicenda della massoneria si potrebbe ipotizzare un impiego distorto dell'affiliazione.

LE IPOTESI SULLA VIOLAZIONE ALLA LEGGE ANSELMI

Luigi Cristofaro, 38 anni di Scalea, Francesco Arcuri, 54 anni di Diamante, Donato Vincenzo Rosa 58 anni di Scalea, potrebbero rispondere della violazione della legge Anselmi, o Spadolini, che, come si ricorderà è stata emanata dopo l'esplosione dello scandalo della P2 e del ritrovamento della lista degli appartenenti alla Loggia che suscitò grande sorpresa nell'opinione pubblica italiana.

Secondo le ipotesi della Procura di Paola, gli indagati avrebbero promosso e partecipato ad una associazione segreta, in violazione dell’art. 18 della Costituzione, “occultando la sua esistenza e tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali e rendendo sconosciuti in tutto e in parte i soci, così svolgendo attività diretta ad interferire sull’esercizio di amministrazioni pubbliche e enti pubblici con particolare, anche se non esclusivo, riguardo ai Comuni del versante tirrenico rientranti nella provincia di Cosenza, attività finalizzata all’accaparramento e spartizione di appalti pubblici”. Il fatto risale al mese di agosto scorso, ma la “condotta” sarebbe ritenuta “perdurante”.



LA GRAN LOGGIA OPERA PER “IL BENE SOCIALE”

La sede centrale della Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Obbedienza di Piazza del Gesù, Palazzo Vitelleschi, è a Roma, si legge sul sito ufficiale, in via San Nicola de’ Cesarini 3, presso l’Area Sacra di Torre Argentina ed occupa tre piani di Palazzo Vitelleschi. “ll Libero Muratore – si legge - deve essere un uomo integro, gentile, onesto, retto, un uomo che ha la volontà di porsi al servizio dell’altro e del bene sociale poiché capace di umanità, ovvero di riconoscersi uomo tra gli uomini, sempre propenso alla comprensione altrui al di là dell’individualismo personale”. Se “deviazione” c'è stata, sarà da dimostrare nelle sedi opportune, anche perchè, come è noto, l'indagine appare in piena evoluzione.

LE VICENDE DELLA STRADA AD AIETA

Ma ci sono ulteriori vicende da chiarire, che riguardano il territorio, come per esempio la presunta manipolazione da parte di alcuni indagati di una Gara sulla "Progettazione e direzione lavori relativi alla pavimentazione di una strada nel Comune di Aieta”. “Tramite collusioni consistite nell'accordarsi al fine di costituire un vero e proprio “cartello” formato da due distinti gruppi di professionisti i quali – si legge - attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate e/o la partecipazione fittizia alle gare per conto della organizzazione, miravano a determinare l’aggiudicazione degli appalti ad una delle imprese della cordata, procedendo, successivamente, a suddividere gli importi liquidati dalle stazioni appaltanti a titolo di corrispettivo al 50% per ciascun gruppo, ivi compreso quello non aggiudicatario dell’appalto”.

IL PRECEDENTE

L'indagine risale al mese di giugno del 2007 e toccò anche la città di Scalea. Ma si trattava di un'attività di altro tenore. L'attività investigativa, come si ricorderà, era stata avviata dall'allora pubblico ministero John Woodcock nel giugno del 2007 su un gruppo di persone legate alla massoneria. Nel 2010, il Gip del tribunale di Potenza, Luigi Spina, archiviò l'indagine. Erano 24 gli indagati e spuntava anche la Loggia Oreste Dito di Scalea. Gli indagati erano accusati di concorso formale in associazione a delinquere. L'inchiesta ipotizzava l'esistenza di un “gruppo di persone, legate ed espressione di ambienti massonici 'deviati', con attività su tutto il territorio nazionale e all'estero, in particolare su affari gestiti dalla pubblica amministrazione". Una tesi che lo stesso Woodcock, nella richiesta di archiviazione al Gip, sottolineava non essere stata provata dalle indagini. Nel decreto che dispone l'archiviazione, il Gip scrive che "l'assunto investigativo iniziale non ha trovato nel corso delle indagini idonei elementi di riscontro tali da poter sostenere l'effettiva esistenza di un sodalizio criminoso organizzato e diretto dai soggetti indicati, avente le finalità illecite proprie delle norme in contestazione, laddove la 'fumosità' degli elementi che si è riusciti a selezionare ne rende pressochè certa l'inidoneità in ottica dibattimentale a suffragare le complesse contestazioni originariamente ipotizzate".



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