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Caso Fioretto: Vicenza, Cetraro, Scalea; la svolta grazie al Dna, chiesto l'ergastolo per il cetrarese Pietrolungo

  • Immagine del redattore: miocomune.tv
    miocomune.tv
  • 24 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Il Dna collega il duplice omicidio del 1991 a Vicenza a un episodio criminale avvenuto nel 2022 a Cirella di Diamante in Calabria, per il caso Fioretto la svolta grazie ai carabinieri di Scalea: chiesto l'ergastolo per Pietrolungo di Cetraro

Cold case omicidio coniugi Fioretto, chiesto l'ergastolo per Pietrolungo
I coniugi Fioretto

Cetraro, 24 luglio 2025 - Una traccia di Dna rilevata dai carabinieri della compagnia di Scalea ha riaperto uno dei cold case più oscuri degli anni ’90; dopo 33 anni, la procura di Vicenza ha chiesto l’ergastolo per Umberto Pietrolungo, 59 anni, originario di Cetraro e ritenuto affiliato alla cosca di 'ndrangheta Muto. È accusato di essere uno dei due sicari che la sera del 25 febbraio 1991 uccisero a colpi di pistola l’avvocato Pierangelo Fioretto e sua moglie Mafalda Begnozzi, nel cortile della loro casa in contra’ Torretti, a Vicenza.

A formulare la richiesta di “fine pena mai” sono stati il procuratore capo Lino Giorgio Bruno e il pm Hans Roderich Blattner. La svolta nelle indagini è arrivata grazie a una comparazione genetica avviata dopo un fatto di sangue avvenuto a Cirella di Diamante, in Calabria, nel gennaio 2022 e grazie alle indagini dei carabinieri della compagnia di Scalea.



🔬 La prova regina: un guanto e un Dna

Decisivo, secondo l’accusa, il ritrovamento di un guanto in pelle scuro nei pressi della scena del delitto nel 1991. Il reperto è stato associato, nel 2023, al materiale biologico recuperato dai carabinieri della compagnia di Scalea durante le indagini sull’agguato a Roberto Martini all’Hotel San Daniele di Cirella. Pietrolungo era stato già collegato al ferimento.

Grazie a sofisticate analisi genetiche effettuate dal Servizio di polizia scientifica, è emersa una perfetta corrispondenza allelica tra un bulbo pilifero trovato sul guanto e il Dna di Pietrolungo, prelevato tramite tampone in carcere. Una prova che, per la procura, conferma il suo coinvolgimento diretto nell’omicidio Fioretto.


👮‍♂️ Il ruolo dei carabinieri di Scalea

Determinante il lavoro dei carabinieri del Tirreno cosentino, in particolare della compagnia di Scalea, guidata dal maggiore Andrea D’Angelo e dal capitano Giuseppe Regina. L’intuito investigativo ha permesso di raccogliere elementi chiave nella stanza dell’hotel, tra cui fazzoletti con tracce biologiche, che si sono poi rivelati cruciali.

L’indagine ha così permesso di ricostruire il collegamento tra il delitto di Vicenza e l’episodio calabrese, fino ad arrivare alla richiesta di ergastolo per Pietrolungo.



🔫 Il delitto del 1991: esecuzione in piena regola

Secondo la ricostruzione, quella sera del 1991 Fioretto stava rientrando a casa quando fu affrontato da due uomini. Dopo una breve discussione, fu colpito da dieci proiettili. Sua moglie, accorsa all’esterno, fu uccisa con altri cinque colpi. Le armi usate erano pistole giocattolo modificate per sparare veri proiettili, calibro 7.65, dotate di silenziatore. I killer fuggirono su un’Alfa Romeo 75 rubata.

Sulla scena rimasero guanti in lattice, due pistole e un guanto in pelle – quest’ultimo diventato il perno della nuova indagine. Il caso, però, fu archiviato nel 1996 per mancanza di prove.


🔁 Dalla riapertura al processo

Nel 2012 la procura di Vicenza ha riaperto il caso, concentrandosi proprio sul guanto. Le prime analisi Dna non avevano dato esiti concreti, ma dopo l’episodio dell’8 gennaio 2022 a Cirella, tutto è cambiato. Da lì è partito il lavoro coordinato tra Calabria e Veneto che ha permesso di ricostruire il quadro.

Attualmente detenuto per altri reati nel carcere di Cosenza, Pietrolungo è difeso dagli avvocati Marco Bianco e Giuseppe Bruno, che hanno chiesto l’assoluzione del loro assistito e ulteriori perizie sulle impronte digitali rilevate sull’arma del delitto.



⚖️ Sentenza attesa a settembre

La decisione del giudice è attesa per settembre 2025. Solo allora si saprà se la giustizia riuscirà a chiudere un caso che ha unito Vicenza e la Calabria in un lungo filo rosso di misteri, piste mafiose e sete di verità.

Rimane ancora ignota l’identità del secondo killer e del possibile mandante. Una delle ipotesi emerse già all’epoca era legata alla professione dell’avvocato Fioretto, esperto in fallimenti e consulente del tribunale. Non si esclude però che dietro l’esecuzione si celino interessi criminali più ampi, legati al mondo dei prestiti o degli appalti mafiosi.


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