Droga a Bonifati: obbligo di firma per i tre indagati per la piantagione di canapa indiana
Aggiornamento: 6 giorni fa
Erano stati fermati in flagranza di reato dai carabinieri mentre coltivavano una piantagione di canapa indiana: disposto l'obbligo di firma per i tre indagati di Bonifati, difesi dall'avvocato Alessandro Gaeta
Bonifati, 25 settembre 2024 – Obbligo di firma per i tre uomini di Bonifati indagati per la realizzazione di una piantagione di canapa indiana in un'area impervia del territorio cittadino; i tre sono tornati in libertà in seguito all'udienza di convalida davanti al Gip Roberta Carotenuto e alla presenza dell'avvocato di fiducia Alessandro Gaeta.
Il Gip del tribunale di Paola ha accolto in pratica le richieste dell'avvocato di fiducia Alessandro Gaeta ed ha applicato solo la misura cutelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, pur ritenendo sussistente il pericolo di reiterazione della condotta criminosa e la gravità indiziaria riferita alla gran quantità di piante coltivate, oltre ai 6,5 kg di infiorescenza di canapa indiana, idonei ad essere successivamente essiccati e messi in vendita. Canapa, rinvenuta durante la perquisizione effettuata dai carabinieri.
Gli indagati
I tre: Adriano Mollo, 55 anni, Domenico Marasco, 62 anni, e Antonio Quintiero, 61 anni, tutti di Bonifati, sono indagati per la realizzazione della piantagione di canapa indiana e per la detenzione dei 6,5 Kg di inflorescenza. Sono stati sorpresi dai carabinieri della compagnia di Scalea e della stazione di Bonifati mentre coltivavano su un'area di circa 250 metri quadrati, 82 piante di canapa indiana, tutte ritenute in avanzato stato vegetativo. I militari in servizio presso la stazione dei carabinieri di Cittadella del Capo, avevano posto in essere un servizio di controllo finalizzato alla prevenzione del traffico di sostanza stupefacente.
Le indagini
Mentre si trovavano in osservazione, appostati, avevano notato i tre indagati all'interno della piantagione mentre stavano potando le cime di alcune piante, e stavano conservando il raccolto in due sacchi di juta azzurra. Mentre si accingevano ad allontanarsi dalla piantagione, gli indagati venivano fermati dai carabinieri e arrestati in flagranza di reato. Il fermo, come è noto era stato eseguito lo scorso 21 settembre e, inizialmente, per i tre, era stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari con lo strumento del braccialetto elettronico. Al termine dell'udienza di convalida degli arresti, alla presenza dell'avvocato di fiducia Alessandro Gaeta è stata disposta la misura meno afflittiva dell'obbligo di firma presso la polizia giudiziaria.
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