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Belvedere, il "caso” dell'infermiera licenziata per covid approda in tribunale

Aggiornamento: 31 mar 2021

A marzo dello scorso anno la vicenda finì sui social. La lavoratrice è assistita dagli avvocati Reboa e Verginelli

BELVEDERE – 29 mar. 21 - Ritiene di essere stata ingiustamente licenziata e di essere stata “ingiustamente” accusata di aver contagiato altre persone nella struttura sanitaria nella quale lavorava alla marina di Belvedere Marittimo. La vicenda, aveva generato discussioni, polemiche, reazioni, soprattutto sui social. Erano i primi giorni dell'emergenza coronavirus e si “navigava a vista” nelle misure anti covid. La stampa calabrese si era occupata del “caso” dell’infermiera, dipendente del Tirrenia Hospital. Il 29 marzo dello scorso anno, dopo aver scoperto di aver contratto il covid, venne indicata come untrice e, successivamente, venne licenziata. La vicenda ha avuto riflessi sui social dove, nei confronti della donna, che è di nazionalità straniera, vennero postati insulti sessisti e razzisti. Nel mese di luglio l’infermiera ha impugnato il licenziamento e si è rivolta a due avvocati romani per la stesura del ricorso, l’avvocato Romolo Reboa e la collega Roberta Verginelli. Il primo è il titolare dello studio internazionale Reboa Law Firm, la seconda è una nota giuslavorista della Capitale, responsabile del settore lavoro del team professionale.



L'avvocato Reboa ha curato, fra l'altro, le vicende giudiziarie delle famiglie di vittime della valanga che ha travolto l'hotel Rigopiano e degli anziani deceduti nelle Rsa di Milano. Il ricorso, di oltre sessanta pagine, è stato notificato alle parti interessate e verrà discusso avanti il giudice della sezione lavoro del Tribunale di Paola, Antonio Dinatolo, il prossimo giovedì 1 aprile. “L’infermiera – spiegano i legali di fiducia - nel chiedere la revoca del licenziamento, ha contestato al Tirrenia Hospital non solo di averla cacciata dal posto di lavoro ingiustamente, ma anche di averla esposta alle ingiurie popolari per averla ingiustamente accusata di aver portato il covid nella struttura sanitaria, anche attraverso l’audio diffuso da un proprio dirigente medico, ricordando che le norme di sicurezza sul lavoro impongono alle aziende di occuparsi della tutela della salute dei lavoratori e non viceversa”. Gli avvocati Romolo Reboa e Roberta Verginelli invocano anche per la propria assistita “l'applicazione della normativa italiana ed europea a tutela del whistleblower, fatto che si ritiene sia per la prima volta che avviene in Calabria”. Il whistleblower è riferito ad “una persona che lavorando all’interno di un’organizzazione, di un’azienda pubblica o privata si trova a essere testimone di un comportamento ritenuto irregolare, potenzialmente dannoso per la collettività e decide di segnalarlo all’interno dell’azienda stessa o all’autorità giudiziaria o all’attenzione dei media”. Tra i testimoni che i due professionisti romani chiedono di sentire a sostegno delle ragioni dell’infermiera c'è anche il sindaco di Diamante, sen. Ernesto Magorno, il comandante dei vigili urbani di Belvedere Marittimo, ed un Magistrato onorario della Procura della Repubblica di Paola, chiamato a riconoscere la voce di un file audio.



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