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Tar accoglie il ricorso contro il silenzio del Comune di Scalea sul canone depurativo

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  • 13 ore fa
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Il Tar, il Tribunale amministrativo regionale riconosce l’illegittimità del silenzio amministrativo del comune di Scalea sul canone depurativo, entro 60 giorni la decisione


Il comune di Scalea, sentenza sul ricorso Tar Comune Scalea riguardo aggiornamento canone depurativo


15 novembre 2025


Arriva dal Tribunale amministrativo regionale della Calabria una decisione destinata a fare scuola nella gestione dei rapporti tra enti locali e concessionarie dei servizi pubblici; il Tar ha infatti accolto il ricorso contro il Comune Scalea presentato da Aqua Consult trattamento acque Srl, riconoscendo come illegittimo il silenzio serbato dall’ente sull’istanza di aggiornamento del canone annuo relativo al servizio fognario e depurativo.

La sentenza, depositata già nei giorni scorsi, impone al Comune di pronunciarsi entro 60 giorni, aprendo anche alla possibile nomina di un commissario ad acta in caso di ulteriore immobilismo amministrativo.



La richiesta di aggiornamento dei canoni: Istat ed energia elettrica

Aqua Consult – concessionaria in project financing del contratto “Ambito territoriale ottimale 1 Cosenza” firmato nel 2016, che riguarda Scalea, Aieta, Santa Domenica Talao e Papasidero – aveva presentato il 14 gennaio 2025 una richiesta formale. La società chiedeva l’avvio del procedimento per l’aggiornamento Istat dei canoni dei servizi relativi agli anni 2023 e 2024, oltre alla revisione delle spese sostenute per l’energia elettrica.

La richiesta si basava sulle clausole contrattuali e sulle norme del Codice dei contratti pubblici che prevedono la revisione periodica dei corrispettivi. Nemmeno una successiva diffida legale del 17 marzo 2025 ha smosso l’ente, che non ha fornito alcuna risposta, né si è costituito in giudizio.



Il Tar: “Violato l’obbligo di conclusione del procedimento”

Il Collegio, presieduto da Gerardo Mastrandrea e con estensore il referendario Nicola Ciconte, ha riconosciuto una chiara violazione dell’articolo 2 della legge 241/1990, che impone alle amministrazioni pubbliche di concludere i procedimenti entro termini certi e con risposte formali.

Il Tar ha inoltre richiamato la giurisprudenza del Consiglio di Stato (Sezione V, sentenza n. 489/2025), ricordando che tutte le controversie sui canoni e i corrispettivi nei contratti pubblici rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.


Le conseguenze per il Comune: decisione entro 60 giorni o commissario ad acta

Accogliendo il ricorso Tar Comune Scalea, il tribunale ha ordinato all’ente di decidere entro sessanta giorni dalla notifica della sentenza. In caso di ulteriore inerzia, il giudice potrà procedere con la nomina di un commissario ad acta, un provvedimento che trasferirebbe a un soggetto terzo la responsabilità di completare l’atto amministrativo.

Il Comune è stato inoltre condannato al pagamento delle spese legali, fissate in 1.500 euro, oltre accessori di legge.


Un richiamo agli enti locali: rispondere è un obbligo

La sentenza rappresenta un nuovo e significativo richiamo per le amministrazioni comunali: non rispondere alle istanze dei concessionari dei servizi pubblici non è solo una cattiva prassi, ma una violazione vera e propria che può generare un contenzioso costoso e dannoso per l’ente.

Il caso di Scalea conferma l’importanza di una gestione puntuale, trasparente e tempestiva dei procedimenti amministrativi, soprattutto quando riguardano servizi essenziali come la depurazione.


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