Scalea, presunto falso giuramento: la causa di lavoro finisce nel penale
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Scalea, presunto falso giuramento: la causa di lavoro finisce nel penale

I fatti contestati dalla procura di Paola risalgono al 2016, relativi ad una causa di lavoro, poi finita anche nel settore penale



SCALEA – 22 nov. 22 - Una storia di lavoro, forse non riconosciuto, che approda in tribunale a Paola, nella sezione tematica, e che poi diventa anche un caso penale, in corso di svolgimento. Un lavoratore che lamenta il mancato pagamento di anni di servizio in un'attività commerciale a Scalea; e, dall'altra parte, i titolari dell'attività commerciale che sotto giuramento negano, secondo l'accusa, la presenza del dipendente con le mansioni di addetto alla vendita. La parte offesa, Ventura Franco Oliva, 61 anni, di Scalea, assistito dall'avvocato Antonio Crusco, con studio legale a Scalea, luogo in cui esercita anche il figlio Luigi Crusco, chiede che venga fatta giustizia e che, se dovuto, venga restituita dignità alla figura di un lavoratore che, invece, non ha mai fatto mancare la sua presenza, soprattutto nei mesi estivi quando l'impegno del personale diventa necessario per l'aumento dei cittadini e villeggianti nel centro turistico.



Le indagini, all'epoca dei fatti sono state coordinate dal pubblico ministero Maurizio De Franchis della procura paolana. I fatti contestati risalgono al 2016. Ieri si è svolta una breve udienza davanti al giudice monocratico del tribunale penale di Paola, rinviata al prossimo mese di gennaio. Vengono sentiti i vari testimoni. I due indagati, assistiti dallo studio Manna del Foro di Cosenza, devono rispondere dell'articolo 371 del codice penale, che inquadra il reato di falso giuramento della parte, e prevede la reclusione da sei mesi a tre anni. Ovviamente, c'è da precisare che la vicenda è ancora in corso nelle aule di giustizia di Paola e, quindi, fino ad eventuale ultimo grado di giudizio i due imputati sono da considerare innocenti. Ad entrambi gli imputati viene contestato di aver giurato il falso all'udienza del 9 giugno 2016, negando, “contrariamente al vero”, si legge , che Ventura Oliva, dipendente dell'attività commerciale, dal luglio 1987 al giugno 2008, avesse prestato attività lavorativa tutti i giorni, nelle ore di apertura del negozio.



Il dipendente ha incardinato, già dal 2013, una causa civile per il riconoscimento di varie pretese. Lamenta, infatti, il mancato pagamento di varie ore di lavoro straordinario, di differenze salariali riferite ad ore ordinarie full time, il mancato pagamento di una differenza del trattamento di fine rapporto relativo ad un inquadramento di livello diverso. Tredicesime e quattordicesime, secondo quanto sostiene il dipendente, mai corrisposte. Risultano, quindi agli atti i giuramenti degli attuali imputati che hanno generato il rigetto, da parte del tribunale del lavoro, del ricorso del lavoratore. A quel punto è scattata la denuncia “volta a far accertare la veridicità delle circostanze e (l'eventuale) falsità delle dichiarazioni rese”.



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