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Cetraro, dopo il tentato omicidio, in pieno stato d'emergenza

L'ex sindaco Giuseppe Aieta esprime preoccupazione per l'escalation criminale nella città tirrenica



CETRARO – Tentato omicidio a Cetraro. Si susseguono i commenti su quanto accaduto nella cittadina tirrenica. Lo scorso 20 giugno, poco dopo le 23.00, tra Cetraro e Acquappesa, un uomo, Guido Pinto, di 47 anni, di Cetraro, titolare di una palestra a Guardia Piemontese, incensurato, mentre era a bordo della sua autovettura, Alfa Romeo 156 è stato raggiunto alla schiena da due colpi d'arma da fuoco. É stato trasportato e ricoverato in prognosi riservata all'ospedale dell'Annunziata di Cosenza.

L'ex sindaco della città tirrenica, Giuseppe Aieta, ritiene che la città si trovi “in pieno stato d'emergenza”. “L’attentato mafioso che ha riguardato Guido Pinto, al quale auguriamo una pronta guarigione – afferma Giuseppe Aieta - non è altro che il prodotto di una escalation criminale verso cui non si è riusciti a dare fino ad oggi risposte tempestive. È una presa d’atto drammatica che impone un’assunzione di responsabilità a cominciare dalle forze politiche che devono necessariamente trovare ragioni di unità perché, come diciamo ormai da tempo, all’emergenza si risponde con strumenti di emergenza.



Ognuno deve concorrere all’unità disponendosi a cedere un pezzo del proprio legittimo interesse politico. Le analisi fin qui svolte sono meritevoli di attenzione, soprattutto quelle che arrivano puntuali dal mondo delle agenzie sociali e che si dimostrano acute e, allo stesso tempo, drammatiche. Tocca alla politica indicare la rotta, coinvolgere il capitale sociale, sia pure oggi disgregato, rimettere insieme una squadra d’emergenza. Non c’è più tempo – afferma con forza Aieta - non abbiamo tempo, abbiamo perso tempo. Anche chi, nel recente passato, aveva scelto la via della riflessione e quindi del silenzio, oggi deve avvertire il dovere morale di ritornare in campo per dare il proprio contributo d’esperienza. Il rischio è che i sacrifici di questi anni si dissolvano rapidamente spalancando le porte alla nebbia che ha avvolto la città per troppo tempo. Serve coraggio nelle scelte anche di tipo politico perché se non è la classe dirigente ad indicare vie d’uscita, di certo queste non possono essere chieste ai cittadini. È la vera sfida che alcune forze politiche, pur timidamente, hanno saputo indicare. Oggi, però, serve passare dalle parole ai fatti senza indugio e assumere una iniziativa politica degna della tradizione cittadina che è sempre stata, come la storia di Giovanni Losardo insegna, città che ripudia la mafia”.



IL COMMENTO DI DEM A

per il gruppo DemA, è necessaria la volontà politica e istituzionale di fermare i fenomeni malavitosi.

“L'ennesimo fatto di sangue – scrive DemA - ha percosso dolorosamente la nostra amata e travagliata terra. Nel tentativo di uccidere Guido Pinto, titolare di una palestra a Guardia Piemontese, il killer designato ha fatto ricorso addirittura a un kalashnikov. Ancora una volta il risveglio mattutino ci ha sbattuto in pieno viso l'amara realtà del nostro vivere. A Cetraro, dov'è accaduto, l'agguato ha destato particolare sconcerto perché compiuto a ridosso del quarantaduesimo anniversario dell'uccisione del consigliere comunale comunista Giannino Losardo, uno dei martiri della lotta alla 'ndrangheta in Calabria. Di uomini che hanno lottato e che lottano, vittime immolate per sottrarci all'anti Stato ne abbiamo sempre avute ma a poco finora però è valso il sacrificio. Perché ancora non siamo riusciti ad affrancarci da una criminalità che mette in ginocchio la nostra Regione.



Una svolta è necessaria, che ci riconduca e essere terra di diritto e di diritti. Una svolta che sia anche politica e che, attraverso il lavoro soprattutto, restituisca a ogni cittadino la dignità. Giovanni Falcone diceva che "la Mafia, è un fenomeno umano e, come tutti i fenomeni umani ha un inizio, un'evoluzione e avrà quindi anche una fine". Noi pensiamo anche che ci debba essere una volontà istituzionale affinché i fenomeni malavitosi siano repressi e fermati. Esiste una cultura della legalità che deve pervadere prima di tutto le istituzioni affinché possa permeare di se anche il tessuto sociale. E' una lotta che va intrapresa senza esclusioni di colpi e senza compromessi. E' un dovere morale per chi è chiamato a garantire il pieno rispetto dell'individuo e il benessere di una comunità”.



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