Belvedere, non fu responsabile della morte di un uomo: assolta con formula piena una cardiologa
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Belvedere, non fu responsabile della morte di un uomo: assolta con formula piena una cardiologa

Il processo, molto articolato, ha avuto un iter molto travagliato. Il tribunale ha accolto la tesi dell'avvocato Alberto Grimaldi



BELVEDERE – 2 lug. 22 - Un'assoluzione con formula piena. La cardiologa A.R.R., 54 anni di Cosenza, non è stata in nessun modo coinvolta nel decesso di Michele Palermo avvenuto presso l'allora Clinica Tricarico di Belvedere Marittimo, il 20 marzo del 2017. “Perchè il fatto non sussiste”: è la motivazione del tribunale per la professionista assistita dall'avvocato Alberto Grimaldi che è stata assolta da ogni accusa formulata. Il processo ha avuto un iter travagliato in quanto, pur dopo una richiesta di archiviazione del pubblico ministero, per tutti gli indagati del tempo, cinque, tra medici ed infermieri, si era portato avanti prevalentemente per l'iniziativa della persona offesa Simona Stumbo, costituita parte civile. Quest'ultima, infatti, aveva proposto opposizione all'archiviazione. Successivamente era stata ordinata dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola l'imputazione coatta per tutti gli indagati. Il pubblico ministero, all'esito, chiedeva, però, la sola imputazione della dottoressa A.R.R., mentre per gli altri il non luogo a procedere.



Il Giudice per le indagini preliminari, aveva disposto in conformità e, pertanto, si era aperto un laborioso dibattimento. Dopo circa 5 anni, l'emissione della sentenza di assoluzione della professionista.


Avvocato Alberto Grimaldi
L'avvocato Alberto Grimaldi

Non è mancato il compiacimento, espresso da parte del difensore di fiducia della cardiologa, l'avvocato Alberto Grimaldi “per la restituita dignità professionale” alla propria assistita, pur dopo anni di giudizio, che “hanno solo confermato quanto emergeva sin dall'inizio ed era visibile a chiunque: l'insussistenza del fatto e la totale correttezza dell'operato della cardiologa. Tutto ciò in un processo che paradossalmente, alla fine, la vedeva come sola imputata pur non avendo avuto il minimo contatto con il paziente, da lei neanche visitato”.

Come si ricorderà, il 20 marzo del 2017, moriva nel pronto soccorso della allora casa di cura Tricarico di Belvedere Marittimo, Michele Palermo. Il paziente venne colto da infarto al miocardio. I familiari dell'uomo chiesero che si facesse piena luce sul decesso avvenuto dopo che lo stesso Michele Palermo era rimasto, questo il racconto dell'epoca, per oltre quaranta minuti adagiato su una sedia del pronto soccorso. Per andare a fondo alla vicenda era anche stata chiesta ed ottenuta la riesumazione del cadavere, affinché si procedesse all'esame autoptico. Agli atti era stata inclusa anche la registrazione di una conversazione telefonica intercorsa tra un medico ed un infermiere. I consulenti, nella prima fase, scelti dal pubblico ministero, Valeria Grieco, avevano concluso che non poteva “essere affermato con criterio di certezza oltre ogni ragionevole dubbio che la morte di Palermo sia da porre in rapporto di causalità con la condotta negligente, imprudente ed imperita dei sanitari...". Il Pubblico ministero aveva chiesto l'archiviazione.



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