Scalea, presunta frode fiscale: assolti in 15. Le motivazioni della sentenza
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Scalea, presunta frode fiscale: assolti in 15. Le motivazioni della sentenza

Indagini su una presunta frode fiscale tra il 2006 e il 2012. Tutti assolti i 15 imprenditori del Tirreno cosentino



SCALEA – 23 ott. 21 - Presunta frode fiscale, sentenza di assoluzione del tribunale di Paola. La vicenda era nata da un'indagine focalizzata su una ditta individuale e poi si era estesa ad altre aziende del Tirreno. Sono state rese note le motivazioni della sentenza pronunciata dal giudice monocratico Roberta Carotenuto, all’udienza del 23 luglio scorso. In quindici, tutti del Tirreno cosentino, sono stati assolti dai reati con la formula ampia: “perché il fatto non sussiste”. Gli indagati, assolti dal tribunale di Paola, sono: Giuseppe Marsico, 59 anni, di Scalea, difeso dall'avvocato Luigi Crusco; Pietro Bossio, 43 anni, di Amantea, assistito dall'avvocato Alfredo Garritano; Vincenzo Cauterucci, di Scalea, 52 anni, assistito dall'avvocato Luigi Crusco; Sergio Chianello, di San Lucido, difeso dall'avvocato Giuseppe Bruno; Concetta Daniele, 65 anni, di Fuscaldo, difesa dall'avvocato Pasquale Vaccaro; Massimiliano Mammoliti, 44 anni, di Santa Domenica Talao, assistito dall'avvocato Francesco Sirimarco; Gerardo Marcone, di Fuscaldo, 49 anni, difeso dall'avvocato Domenico De Rose; Antonio Miceli, 62 anni, di Scalea, difeso dall'avvocato Luigi Crusco; Francesco Novello, di Paola, 57 anni, assistito dall'avvocato Giuseppe Bruno; Pasquale Novello, 32 anni, di Paola, difeso anch'esso dall'avvocato Giuseppe Bruno; Marcello Novello, 59 anni, di Paola, assistito dall'avvocato Giuseppe Bruno; Salvatore Ramundo, di Fuscaldo, 61 anni, assistito dall'avvocato Pasquale Vaccaro; Bruna Salerno, 58 anni, di San Lucido, assistita dall'avvocato Vincenzo Adamo; Luigi Sarubbi, 55 anni, di Scalea, assistito dall'avvocato Luigi Crusco. Si ipotizzava una frode fiscale che sarebbe stata commessa dagli indagati negli anni tra il 2006 e il 2012.


La guardia di finanza aveva ricostruito le presunte evasioni con controlli incrociati. Agli atti, una serie di fatture che sono entrate negli incartamenti dell'indagine. Gli imputati dovevano rispondere del reato di dichiarazione fraudolenta: “per aver indicato ciascuno, quali legali rappresentanti di imprese esercenti varie attività, nelle dichiarazioni dei redditi relative agli anni d’imposta dal 2007 al 2011, al fine di evadere le imposte sui redditi sul valore aggiunto, elementi passivi fittizi, avvalendosi di fatture emesse da una ditta, per operazioni ritenute in tutto o in parte inesistenti, registrate nelle scritture contabili obbligatorie ed elencate per ciascun imputato nel capo d’imputazione”. L’istruttoria, dopo una serie di rinvii, avvenuti per vari motivi, si è svolta il 4 giugno 2021 con l'acquisizione di documenti e della sentenza irrevocabile a carico della ditta individuale, ed esame dei testimoni. Chiusa l'istruttoria dibattimentale, il pubblico ministero e i difensori avevano chiesto al giudice di pronunciare una sentenza di assoluzione “perché il fatto non sussiste”.


La vicenda era nata da una sentenza irrevocabile per una impresa individuale. Da tale atto era venuta fuori una verifica fiscale che aveva individuato presunte incongruenze tra l’esiguo importo di fatturato dichiarato ed il notevole importo di quelle invece dichiarate dai clienti, utilizzatori. I controlli incrociati, presso numerosissimi utilizzatori delle fatture emesse dalla ditta individuale precedentemente indagata, attestavano l’emissione di fatture per circa 10 milioni di euro. Dai controlli bancari risultava che il precedente indagato aveva compravenduto macchine agricole, mentre la totalità delle fatture documentava anche la vendita di generi del tutto differenti (tovaglioli, pneumatici, carta e sapone lavamani, scarpe e abbigliamento da lavoro etc.), l’espletamento di attività per la quale la ditta individuale non disponeva di alcuna attrezzatura o supporto imprenditoriale. Per il giudice: “non può ritenersi provato che siano inesistenti le operazioni commerciali documentate dalle fatture utilizzate dagli imputati. E' stato accertato che la ditta individuale non era una mera impresa cartiera, in quanto soggetto economico esistente sul mercato, sebbene con fatturato notevolmente inferiore a quello documentato dalle fatture. Sulla scorta delle considerazioni che precedono, tutti gli imputati vanno assolti dai reati contestati perché il fatto non sussiste.



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