Operazione "Archimede": interrogatori di garanzia per gli indagati
Ieri, gli indagati nell'operazione "Archimede" sono stati sentiti dal Gip del Tribunale di Paola. Molti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere
DIAMANTE – 23 lug. 21 - Primi passi per i chiarimenti sull'inchiesta denominata “Archimede”. Gli indagati, destinatari delle misure cautelari decise dal Gip del tribunale di Paola, Rosa Maria Misiti, sono stati convocati in procura a Paola per gli interrogatori di garanzia. La maggior parte degli indagati si è avvalsa della facoltà di non rispondere. L'ordinanza di 362 pagine richiama documentazione di vario genere e raccoglie il risultato di indagini meticolose dei carabinieri della compagnia di Scalea, coordinati dal capitano Abdrea Massari, con intercettazioni ambientali e telefoniche.
In alcuni casi si tratta di dialoghi espliciti, in altri, ci sono riferimenti detti a mezze parole e in talune occasioni alcuni protagonisti rimandano a discussioni in privato per i chiarimenti successivi. Come è noto, sono quattro le misure cautelari restrittive degli arresti domiciliari emesse dal Gip Rosa Maria Misiti. Tiziano Torrano, 49 anni, responsabile tecnico del comune di Diamante, è assistito dagli avvocati Nicola Carratelli e Francesco Sirimarco. Il tecnico diamantese ha inteso rispondere alle domande poste dal Gip e si è riservato, insieme ai suoi legali di fiducia, di produrre eventuale documentazione. Scena muta, invece, per Pasqualino De Summa, 57 anni di Diamante, il responsabile della gestione degli impianti di depurazione e delle pompe di sollevamento. Quest'ultimo, assistito dagli avvocati Francesco Sirimarco e Valeriano Greco, ha scelto la via del silenzio.
Diversa la strategia difensiva dell'ingegnere Giuseppe Maurizio Arieta, 57 anni di Scalea, assistito dagli avvocati Vincenzo Belvedere e Reginaldo Voto. Il tecnico non ha risposto alle domande poste dal Gip, ma ha prodotto ampia documentazione che secondo gli avvocati di fiducia sarebbe sufficiente a dimostrare l'estraneità ai fatti contestati, che per il momento hanno prodotto la misura restrittiva dei domiciliari.
L'avvocato Alessandro Gaeta, è il difensore di fiducia di Maria Mandato, 57 anni, di San Nicola Arcella. La donna, legale rappresentante di una società, impegnata nel settore della depurazione, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Non è stato così per il sindaco di San Nicola Arcella, Barbara Mele, 51 anni. Quest'ultima, assistita dagli avvocati di fiducia, Vincenzo Adamo e Giorgio Cozzolino, come aveva preannunciato già a poche ore dall'operazione Archimede, ha inteso sottoporsi all'interrogatorio del Gip Misiti fornendo le risposte alle domande. L'obiettivo è quello di poter dimostrare la liceità della condotta tenuta nelle questioni contestate. Tant'è, che insieme ai suoi legali ha anche prodotto ampia documentazione a supporto della sua linea difensiva. Come è noto, per il sindaco di San Nicola Arcella, Barbara Mele, 51 anni, è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
L'ingegnere Vincenzo Cristofaro, 51 anni, di Belvedere Marittimo, destinatario della misura del divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale per un anno, assistito dagli avvocati Alessandro Gaeta e Filippo Fiorillo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Stessa decisione anche per Enzo Ritondale, 41 anni, di Diamante, destinatario del divieto temporaneo di contrattare con la Pubblica amministrazione per un anno. Ritondale è assistito dagli avvocati Francesco Sirimarco e Valeriano Greco. Come è noto, L’indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni ha ad oggetto una serie di presunti illeciti riguardanti procedure ad evidenza pubblica nel settore della depurazione. In particolare sono state ricostruite presunte condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici con riguardo ad appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’alto Tirreno Cosentino, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato. E’ emerso dalle indagini che taluni imprenditori avrebbero violato gli obblighi contrattuali assunti con comuni della fascia tirrenica con riguardo ad appalti afferenti la gestione e la manutenzione dell’impianto di depurazione e degli impianti di sollevamento e hanno smaltito fanghi di depurazione senza adeguato trattamento presso terreni agricoli anziché mediante conferimento in discarica, talora anche attraverso lo sversamento del refluo fognario in un collettore occulto.
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