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Scalea, condanne fino a 14 anni per una vicenda di usura ed estorsione

Scalea, usura ed estorsione, il tribunale di Paola ha emesso la sentenza con condannefino a 14 anni per i presunti responsabili


Scalea, usura ed estorsione, il tribunale di Paola ha emesso la sentenza con condannefino a 14 anni per i presunti responsabili

Scalea, 15 novembre 2024 – Concluso in primo grado al tribunale collegiale di Paola il processo su una vicenda di usura ed estorsione avvenuta a Scalea con l'aggravante del metodo mafioso che risale al 2021. Il tribunale di Paola in composizione collegiale, presieduto da Salvatore Carpino, a latere Sara Cominato e Anna Iadicicco ha pronunciato la sentenza, a carico di: Tammaro Della Gatta, 50 anni, Vito Della Gatta, 52 anni, di origine campana, Salvatore Posco, 49 anni, Raffaele Iannuzzi 47 anni, e Vincenzo Perugino, 72 anni. Vittima della particolare vicenda, un imprenditore di Scalea, che si era rivolto ai privati per chiedere un prestito.

La vittima assistita dall'associazione Ferrami

Nel 2021, dopo avere ricevuto una minaccia di morte l’imprenditore, assistito dall’associazione antiracket “Ferrami”, ha denunciato la situazione alle forze dell'ordine che sono intervenute anche con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

La decisione del Tribunale

Il tribunale di Paola ha dichiarato Tammaro Della Gatta responsabile dei reati a lui ascritti L'imputato è stato condannato alla pena di 14 anni di reclusione e 10mila euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e di quelle di mantenimento durante la custodia cautelare in carcere. Applicate anche le pene accessorie dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell'interdizione legale durante l'esecuzione della pena; e ancora, la pena accessoria dell'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per due anni. Tammaro Della Gatta è stato assolto da due capi di imputazione perché il fatto non sussiste.


Vito Della Gatta è stato dichiarato responsabile dei reati ascritti e condannato alla pena di 14 anni e tre mesi di reclusione, oltre a 11mila euro di multa, al pagamento delle spese processuali e di quelle di mantenimento durante la custodia cautelare in carcere. Previste anche le pene accessorie dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell'interdizione legale durante l'esecuzione della pena. Decisa anche la pena dell'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per due anni.

Vincenzo Perugino è stato condannato a due anni di reclusione e a 4mila euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali. Con pena detentiva sospesa.

Raffaele Iannuzzi è stato invece condannato alla pena di sei mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali. Pena sospesa.

Riqualificato il fatto nella fattispecie prevista dall'art. 393 del codice penale, “esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone”, la corte ha dichiarato Salvatore Posco, responsabile del reato a lui ascritto e lo ha condannato alla pena di sei mesi di reclusione, pena sospesa, oltre al pagamento delle spese processuali.


Il tribunale ha inoltre disposto la confisca delle somme e dei beni in sequestro: denaro, immobili e titoli di credito ritenuti il profitto del reato di usura ai danni della vittima.

Ordinata la confisca della pistola posta sotto sequestro.

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