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Plinius: Silvestri, "Zuzù" resta in carcere. Decide la Cassazione

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  • 24 feb 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Giuseppe Silvestri, detto Zuzù resta in carcere. Rigettata la richiesta di una misura meno afflittiva




VERBICARO – 24 feb. 23 - Giuseppe Silvestri, 64 anni, detto “Zuzù”, coinvolto nell'inchiesta Plinius, resta in carcere. La Cassazione ha deciso sul ricorso che contestava l'ordinanza del 27 gennaio scorso, del tribunale di Sorveglianza di Catanzaro. Le censure dedotte nel ricorso di Giuseppe Silvestri, secondo la Cassazione, “non sono consentite in sede di legittimità, perché costituite da mere doglianze in punto di fatto”. Il ricorrente si duole del vizio di motivazione sulla compatibilità delle condizioni di salute con il regime carcerario e in particolare con un Sai, servizio di assistenza intensificato, e della mancata concessione di perizia d'ufficio, insistendo sulle patologie da cui è affetto Silvestri, “sulla necessità di una perizia d'ufficio, alla luce della propria consulenza medica prodotta e sulla conseguente detenzione inumana cui il suo assistito è sottoposto”.



Sarebbero, secondo la Cassazione gli stessi profili di censura “già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal Tribunale di sorveglianza di Catanzaro, nel rigettare il differimento dell'esecuzione della pena anche nella forma della detenzione domiciliare. Una relazione sanitaria, riporta le visite specialistiche alle quali è stato sottoposto Silvestri, di cui l'ultima neurologica (in considerazione della lamentata instabilità), è emerso – si legge - che le condizioni di salute sono discrete e compatibili col regime carcerario in una struttura dotata di Servizio assistenza intensificato, non richiedendo contatti frequenti con i presidi sanitari territoriali”. La Cassazione, “Ritiene, pertanto, non accoglibile l'istanza di perizia, in ragione del contenuto assolutamente lapidario e rassicurante del parere medico scientifico espresso dall'Area sanitaria del carcere nella relazione, che fa ritenere superati i contenuti della documentazione prodotta dalla difesa, assolutamente non trascurati. Aggiunge – si legge – che dal parere della DDA di Catanzaro, emerge che il soggetto è vicino alla cosca Valente-Stummo, direttamente collegata al clan Muto”.



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