Elezioni amministrative, la Cgil lancia un documento indirizzato alle future amministrazioni
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Elezioni amministrative, la Cgil lancia un documento indirizzato alle future amministrazioni

La proposta è il prosieguo di iniziative e di attivi di zona e di territorio, di lavoratori e pensionati, in cui sono state avanzate proposte e strategie di sviluppo.


SCALEA – 11 set. 20 - Un documento lungo diverse pagine che dovrebbe e potrebbe diventare spunto di interventi da parte dei nuovi sindaci che usciranno vittoriosi alle prossime consultazioni elettorali del 20 e 21 settembre a Tortora, Scalea, Orsomarso, Grisolia e Papasidero. Sono i sindacalisti Giuseppe Guido, segretario generale del comprensorio della Cgil, e Mimma Iannello, responsabile dell'area dell'alto Tirreno, a lanciare una proposta di rilancio del territorio. Un modo per non restare con le mani in mano e rendersi partecipi delle nuove attività politiche che le “nascenti” amministrazioni andranno ad intraprendere.

L'invito, rivolto ai futuri sindaci, a privilegiare il confronto soprattutto su temi quali: legalità, trasparenza, lavoro, ambiente, welfare. Elementi che secondo i sindacalisti Guido e Iannello hanno un particolare impatto sul territorio e sulle condizioni di vita di famiglie di lavoratori e pensionati. Il concetto base è chiaro: “Il Tirreno, come gran parte della regione, ha proprio bisogno di una buona politica e di una buona classe dirigente per superare limiti di governance e amministrativi e per rappresentare al meglio le esigenze del territorio sui tavoli provinciali, regionali e nazionali dove si compiono le scelte. Ancor più – scrivono i sindacalisti della Cgil - in una fase di emergenza sanitaria ed occupazionale e della nuova programmazione comunitaria dentro cui serve rappresentare ogni criticità e bisogno ed avanzare serie proposte progettuali da candidare a finanziamento”. La proposta è il prosieguo di iniziative e di attivi di zona e di territorio, di lavoratori e pensionati, in cui sono state avanzate proposte e strategie di sviluppo. Secondo Mimma Iannello e Giuseppe Guido: “Occorre ripensare il modello di sviluppo locale per sottrarlo alla decrescita e alla desertificazione d’impresa e occupazionale.

Eppure, a fronte dei cambiamenti di portata epocale e globale, ambientali, sociali, tecnologici, produttivi, di consumo, che muovono attorno ad esso – si legge - non sembra esserci sufficiente consapevolezza dell’importanza di agire ora e non dopo, con politiche, azioni e volontà delle classi dirigenti locali per interpretare i cambiamenti e per non restarne travolti dentro nuove forme di disuguaglianze. Il territorio, ha necessità di uno vero shock di politiche economiche, occupazionali, di welfare, ambientali, per impedire la lenta decrescita e lo sperpero delle sue migliori risorse, attesa l’incidenza dell’alta mortalità, degli indici di invecchiamento, della denatalità e che, negli ultimi 2 anni i 18 Comuni del Medio e Alto Tirreno hanno chiuso con un saldo negativo demografico di 760 residenti, che molti giovani emigrano per mancanza di lavoro e che le aree interne ed molti Comuni della costa si svuotano progressivamente di giovani e anziani. La Proposta della CGIL, partendo dai temi della legalità e del contrasto alla ‘ndrangheta quale presupposto su cui impiantare economie sane, interpreta il recente passato, le attuali condizioni socio-economie ed i bisogni di cui è attraversato il territorio, per avanzare proposte di merito da candidare ad una progettualità di sistema per attrarre investimenti e dare ossigeno all’economia, al lavoro, ai bisogni sociali di giovani e anziani, di uomini e donne, di residenti e immigrati”.



Al centro della Proposta il bisogno di lavoro e di un nuovo Welfare locale in grado di affrontare la domanda sociale che investe le persone e che molte volte non trova alcuna risposta allargando così il disagio, le povertà e le solitudini familiari (non autosufficienza, disabilità, disagio mentale, dipendenze, dispersione scolastica, violenza di genere, ecc.).

La Proposta, muove quindi nell’ottica della valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale, delle potenzialità turistiche e del terziario, del potenziamento delle infrastrutture, del miglioramento dell’offerta di servizi sociali e sanitari e di trasporto pubblico, dell’ammodernamento ed efficientamento della macchina amministrativa e dei suoi servizi (rifiuti, idrico, depurazione, coste, mobilità urbana, commercio, sociale, scuole, ecc.) necessaria di essere liberata da ritardi, disservizi, carenze di organico, condizionamenti e opacità che l’hanno interessata, in alcune realtà, di inchieste, commissariamenti e gravi disavanzi finanziari.

Sulla base della propria Proposta la CGIL è pronta al confronto di merito con i candidati a Sindaco che intenderanno esercitare attraverso confronto, con le liste in competizione dello stesso Comune, o in autonomia, la buona e preziosa pratica del dialogo sociale.

L’esercizio del voto è un valore prezioso per la democrazia e momento per accrescere la partecipazione attiva dei cittadini alla vita delle comunità. Un diritto costituzionale che va agito nella responsabilità e nella consapevolezza delle scelte di ogni elettore che devono poter compiere nella piena autonomia e libertà e senza alcun condizionamento o ricatto che fa leva sul bisogno.

LEGGI L'INTERO DOCUMENTO

LA PARTECIPAZIONE ANTIDOTO ALLA SFIDUCIA E ALLA DISGREGAZIONE POLITICA L’Alto Tirreno cosentino, sindacalmente rappresentato all’interno del Comprensorio CGIL Pollino-Sibaritide-Tirreno, comprende 18 Comuni per una popolazione di circa 71.682 abitanti (al 31.12.2019). Di questi, 31.416 residenti, pari al 43% del totale della popolazione, sono interessati al Voto nei comuni di Scalea, Tortora, Cetraro, Grisolia, Orsomarso, 2 Papasidero. Un voto che si auspica possa svolgersi all’insegna della sicurezza, della partecipazione e della selezione consapevole di liste e candidati/e. L’esercizio del voto è valore prezioso per la democrazia e momento in cui si sostanzia l’appartenenza dei cittadini-elettori alla vita e alle scelte della propria comunità ancor più, in una fase:

  • di smarrimento e di preoccupazioni legate all’emergenza sanitaria da Covid,

  • di tenuta dei territori per l’arretramento economico ed occupazionale globale e l’accesso ai servizi essenziali, a partire dalla sanità,

  • di precarietà della finanza pubblica, di dissesto e pre-dissesto di molti Enti,

  • di costante diserzione degli elettori dalle urne, di disaffezione e sfiducia dei cittadini alla cosa pubblica,

  • di crisi della politica e di selezione delle classi dirigenti,

  • di fenomeni corruttivi e collusivi con lobby economiche e della criminalità organizzata di pezzi della pubblica amministrazione e di suoi rappresentanti.

Fondamento costitutivo e statutario della CGIL è la sua natura di soggetto politico-programmatico di rappresentanza degli interessi collettivi e generali del mondo del lavoro e dei pensionati. Strumenti per affermare i valori e gli obiettivi entro cui si colloca l’orizzonte programmatico della CGIL, oltre che l’azione di tutela individuale e collettiva, sono la contrattazione per affermare il valore del CCNL e la contrattazione sociale e territoriale inclusiva per migliorare le condizioni generali di vita dei cittadini nella loro dimensione di lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, consumatori e utenti di servizi pubblici e privati e in un’ottica di sviluppo sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale, economico e della legalità. Ogni appuntamento elettorale rappresenta perciò, non un’attesa neutra degli eventi politici ma momento importante di riflessione e di confronto che, nel rigore dell’autonomia dei ruoli dei soggetti in campo, consente di porre all’attenzione degli elettori e dei candidati, temi complessi riguardo la crescita, lo sviluppo locale ed il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini senza distinzioni di genere, generazioni, razze o culture. Elemento discriminante verso qualsiasi forza politica è il pieno riconoscimento e la pratica dei valori democratici ed antifascisti racchiusi nella Carta Costituzionale, l’antirazzismo ed ogni discriminazione di natura omofobica. Ulteriore discriminante è l’esercizio del voto libero da condizionamenti, promesse, favori, assoggettamenti o infiltrazioni ‘ndranghetiste. Tanto premesso, in alcuni Comuni chiamati al voto, risalta la debolezza del profilo politico-programmatico che ha accompagnato la composizione delle liste e la selezione dei candidati sino alla “auto-neutralizzazione” dell’intero fronte in cui si riconoscono i partiti tradizionali d’ispirazione progressista e la parcellizzazione di partiti e propri rappresentanti. Tale condizione di crisi e disgregazione politica deve indurre a dare ad essa la forza ed i valori che la sottraggano agli individualismi, ai familismi, ai potentati locali ed alle divisioni correntizie per portarla nell’alveo della buona politica al servizio della crescita e del benessere sociale delle comunità. La selezione delle classi dirigenti non è appannaggio dei detentori di pacchetti di voti o di lobby, tantomeno, succursale di interessi opachi o di aree grigie. La politica è senso civico, passione, progetto, idealità, trasparenza, etica pubblica; elementi imprescindibili che devono contraddistinguere la selezione delle classi dirigenti e quindi, la condotta dell’amministrazione pubblica a cui ci si candida. Il vuoto di discussione e di confronto che ha accompagnato la fase pre-elettorale evidenzia in diversi casi quanto la politica fatichi a parlare al cuore dei problemi che vivono le famiglie, al mondo sano delle imprese, alle realtà locali che stentano a reggere le problematiche di una fase congiunturale complessa e difficile che per molte realtà del Mezzogiorno si è ormai cronicizzata. In troppi programmi manca la declinazione di 3 parole per la CGIL essenziali: il lavoro, la legalità e la trasparenza. Dunque, non è una sorpresa se lo stacco tra classi dirigenti e cittadini finisce per alimentare la diserzione dalle urne, spinte populiste, ribellismo e forme di rancori sociali che innalzano muri di odio e d’indifferenza invece di educare al civismo e alla cittadinanza attiva, democratica e solidale. In tale direzione, e per ridare ai territori ossigeno democratico e senso d’appartenenza e di comunità, la CGIL chiede ai candidati delle Liste che si presentano al voto del 20 e 21 settembre, venga assunta come pratica caratterizzante del proprio agire, la partecipazione ed il confronto con le Parti sociali, il mondo associativo e la cittadinanza quale metodo e strumento per accrescere la democrazia partecipata, la cittadinanza attiva e la rappresentanza degli interessi collettivi del territorio. Ciò, anche attraverso l’adattamento a tali scopi degli Statuti Comunali, la sottoscrizione di Protocolli per le relazioni con le OO.SS, la convocazione di Consigli Comunali aperti, di tavoli tematici, d’informazione e interazione coi cittadini dai portali comunali, di forum e/o consulte, di referendum consultivi sui temi di particolare impatto sociale per le comunità. UN VOTO LIBERO DI RESPONSABILITA’ E LEGALITA’ Alla luce delle cronache giudiziarie che hanno riguardato l’intero Tirreno cosentino, nessuno può pensare di rimuovere, sminuire o esorcizzare anni di inchieste e di sentenze su fenomeni corruttivi che hanno deturpato ed inquinato la vita amministrativa locale coinvolgendo massimi esponenti politici e della pubblica amministrazione. Per la CGIL, il collante che deve legare la crescita dei territori è la LEGALITA’. La legalità è come si creano gli anticorpi politici, amministrativi e culturali alle inchieste “Plinius” o “Frontiera” che hanno disegnato l’architettura di poteri e interessi che muovono sul Tirreno e che hanno lasciato uno strascico di condanne e consegnato il tema di come la P.A. e le classi politiche si attrezzano per scansare il malaffare e le collusioni criminali per innescare buone pratiche e condotte politico-amministrative che s’innervino anche nella condotta di ogni singolo cittadino. E’ la legalità praticata dalla buona politica, quella della tracciabilità della spesa pubblica, della trasparenza negli appalti e degli affidamenti sotto soglia, degli incarichi di merito e non fiduciarie, del rilascio di licenze e concessioni nel rispetto di leggi e regolamenti e non ad personam, della vigilanza del territorio contro ogni abuso e reato ambientale, della tracciabilità della spesa e del controllo sul suo impiego. La legalità, a cui guarda la CGIL è quella che passa dalla buona amministrazione, dai tempi della giustizia e dalla durata dei procedimenti, dalla capacità della Magistratura e delle Forze dell’ordine di presidiare il territorio se debitamente attrezzate di spazi, mezzi, uomini, strumenti e sostegno sociale. E’ la legalità che passa dal mondo dell’impresa, dal riconoscimento dei Contratti nazionali di lavoro, dalla denuncia di condizionamento criminali. E’ la legalità che passa dall’accesso agevole al credito bancario per non incorrere nell’usura o dell’esigibilità dei servizi come diritto e non come piacere o sottomissione politica. Oggi, dopo un passato non troppo lontano di “Procura nera” attorno a cui si creò una certa immunità giudiziaria di consorterie politiche, economiche e criminali legata agli interessi illeciti del territorio, la Magistratura paolana sembra avviata in altra direzione e si devono all’azione del Procuratore Pierpaolo Bruni le numerose inchieste che hanno messo sotto i riflettori la devianza illecita amministrativa dall’interesse pubblico. E’ un’azione giudiziaria di bonifica e di messa in trasparenza di pezzi della P.A. da collusioni, illeciti, infiltrazioni che la Cgil sostiene e incoraggia venga svolta a 360°. La CGIL chiede l’impegno di ogni candidato a Sindaco e di ogni componente di Lista, a dichiarare il rifiuto del voto mafioso,all’assunzione di condotte coerenti e cogenti, personali e pubbliche, improntate alla lotta alla ‘ndrangheta, alle clientele e alla corruzione, alla trasparenza negli appalti e nell’uso della spesa , al rigore morale e all’etica pubblica anche mediante la sottoscrizione di Protocolli di Legalità, anticorruzione e antievasione, alla costituzione di parte civile nei processi di ‘ndrangheta in cui è parte lesa la P.A. e all’utilizzo ad uso sociale e collettivo dei beni confiscati. SVILUPPO, LAVORO, WELFARE CONTRO LO SPOPOLAMENTO, L’EMIGRAZIONE ED I MUTAMENTI DEMOGRAFICI Oggi, ogni indicatore di finanza locale, economico, sociale e demografico spinge verso percorsi di sistema ed azioni contro la decrescita. Nell’Alto Tirreno cosentino sono pochi i Comuni con saldo demografico attivo e solo grazie all’arrivo di immigrati che compensano i saldi naturali negativi. Inquieta il lento spopolamento delle aree interne ed ora, anche di alcuni paesi della costa come Cetraro o Belvedere depotenziate delle passate esperienze industriali. Preoccupano gli indici di invecchiamento (224,43 contro 155 della Calabria e 165,3 nazionale), di mortalità (11,9 contro 9,8 della Calabria e 10,1 nazionale), di natalità (6,5 contro 8,1 della Calabria e 7,8 nazionale) e di dipendenza strutturale così come l’alto tasso di abbandono, dispersione scolastica e di analfabetismo funzionale. La pandemia, con la chiusura di molti servizi pubblici e la limitazione di molte attività pubbliche (servizi comunali, Centro per l’Impiego, Inps, banche, scuole), ha messo in evidenza quanto le competenze informatiche, le reti digitali, il sapere e la conoscenza siano essenziali per esigere diritti e servizi. Eppure, non pare vi sia sufficiente consapevolezza di tali mutamenti, delle profonde trasformazioni che rischiano di allargare le aree di esclusione ed isolamento di persone e famiglie sino ad ampliare il gap delle diseguaglianze sociali. Inoltre, la migrazione dall’entroterra verso la costa dove si realizzano ricongiungimenti familiari, si concentrano speranze di lavoro e si consegnano aspettative di migliore accesso ai servizi (scuole, uffici postali e bancari, servizi socio-sanitari, servizi sportivi, ecc.), se da un lato rivitalizza un pezzo di territorio, dall’altro condanna i piccoli paesi interni all’abbandono. Nel complesso, il territorio negli ultimi 2 anni perde 760 residenti, tanti i trasferimenti fuori Comune o verso l’estero. Vale poco se cresce o perde un singolo Comune. A svuotarsi, così, è l’intero territorio e quasi sempre di giovani, studenti e lavoratori. Per la CGIL occorre attrezzare il territorio di una proposta capace di arginare ed affrontare le profonde trasformazioni sociali in atto (denatalità, invecchiamento, cronicità e non autosufficienza, supporto alle famiglie, emigrazione, spopolamento, migrazione ecc.). Occorre promuovere politiche di welfare e del lavoro in grado di contenere le nuove vulnerabilità sociali derivanti dalla portata dei mutamenti in atto attraverso misure e azioni ordinarie e straordinarie per creare opportunità occupazionali, reddito, sostegno alle famiglie, funzionalità abitativa e sociale dei centri storici, freno allo spopolamento delle aree interne potenziando i servizi sociali e sanitari, al mantenimento di scuole e uffici postali, garantendo il diritto alla mobilità, la cura della montagna e del territorio dai fenomeni di dissesto idrogeologico, costruendo proposte di turismo integrato per rendere conveniente, a persone e famiglie venire, restare o tornare. DAL PASSATO INDUSTRIALE ALLE NUOVE SFIDE DI SISTEMA L’Alto Tirreno cosentino è un territorio dinamico, laborioso, con un buon potenziale attrattivo, una spiccata vocazione turistica, ricco di tradizione storica e culturale, baciato dal clima e dalle bellezze naturali di coste e colline, mare e fiumi. Un territorio che ha conosciuto più felici momenti espansivi, ma oggi, con molti indicatori sociali ed economici in arretramento, fragile nell’esigibilità dei diritti nel lavoro e nell’accesso ai servizi pubblici ed ai beni comuni, a partire dall’accesso alle spiagge libere, al traffico urbano, alla balneabilità delle acque, alla qualità di servizi essenziali come la sanità o la raccolta differenziata dei rifiuti ed il servizio idrico ancora carente in realtà come Scalea e Cetraro. Il Comuni del Tirreno Cosentino, come gran parte del Mezzogiorno, devono puntare ad un ripensamento del proprio modello di sviluppo, dei luoghi, degli spazi urbani e della gestione dei servizi per recuperare la devastazione di decenni recenti rispetto: - alla fragilità della propria base produttiva; - agli oltraggi e alle speculazioni edilizie che hanno attratto sulla costa interessi e consorterie speculative e criminali; - all’alterazione irreversibile del paesaggio, allo squilibrio urbano, nella devastazione ed erosione delle coste, al consumo di suolo agricolo che avrebbero potuto offrire una più forte caratterizzazione e tipizzazione dell’economia locale, in particolare delle aree interne; - alla tormentata esperienza industriale, in troppi casi, ha usato e poi abbandonato il territorio; un’esperienza che ha offerto alternativa all’emigrazione ma che è crollata non solo per effetto della crisi del mercato e delle delocalizzazioni ma anche, perché ha incrociato imprenditori che non hanno saputo riconvertire le loro aziende e fronteggiare i processi di trasformazioni produttive e classi politiche che non hanno saputo spingere verso possibili e necessarie riconversioni. Quell’imprenditoria, troppe volte predona. ha lasciato a Cetraro, Praia a Mare, Belvedere e Scalea il vuoto di tanti capannoni, precarietà lavorativa, tante morti e tanti veleni come nel caso dell’ex stabilimento Marlane, il cui processo bis, la CGIL è impegnata a seguire, con la costituzione di parte Area Tirreno

Comprensorio Pollino Sibaritide Tirreno civile, affinché venga chiusa una pagina dolorosa della storia del lavoro, fatta verità e giustizia verso le 150 vittime e verso il dolore delle loro famiglie, ma anche, per l’urgenza di bonificare un’area altamente inquinata e definire attorno ad essa un serio progetto di rilancio industriale quale occasione di riscatto e di compensazione sociale per i danni umani e ambientali causati alle comunità di questo territorio e non solo del Comune di Praia a Mare. La CGIL chiede venga esaminata ogni strategia industriale praticabile affinché, nell’interesse pubblico, ogni ex sito ed aree industriale possa essere considerata possibile area da bonificare, da recuperare all’uso sociale e produttivo attraverso l’individuazione di filoni di investimento che abbiano carattere produttivo virtuoso e sostenibile rispetto ai bisogni sociali e occupazionali del territorio. UNO SHOCK PROGETTUALE PER METTERE IN CIRCOLO ECONOMIE E LAVORO La CGIL considera il territorio dell’altro Tirreno cosentino ricco di opportunità: tante compromesse, tante tenute a folle, altre rimaste inespresse e da mettere in luce. Un territorio, come d’altronde tante altre parti della Calabria e del Mezzogiorno, che necessita di uno shock programmatico- progettuale che metta in circolo economie, investimenti, energie, potenzialità, competenze, professionalità e valori comuni. Uno shock capace di fare i conti con grandi trasformazioni globali che muovono indipendentemente dal territorio come: - le tendenze cicliche recessive, i mutamenti demografici, i cambiamenti climatici, l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, le trasformazioni produttive, il ruolo oligarchico delle grandi multinazionali, i nuovi stili di vita e di consumo (e-commerce). Serve che il territorio “smuova ogni potenziale fattore di crescita” ed elabori proposte nuove, moderne, innovative, di rottura, capaci di nutrire i bisogni di lavoro e la speranza nella convenienza a restare e non abbandonare la propria terra, a non spopolare le aree interne che si vanno desertificando del valore prezioso della memoria di cui portatrice la popolazione anziana e del capitale sociale dei giovani, fondamento primario per guardare al presente ed al futuro. Per la CGIL, serve perciò uno shock virtuoso e potente di buone pratiche politiche, di impegni ed azioni, di investimenti, di governance politico- amministrativa-sociale, che però non si intravede se non nelle fatiche isolate di alcuni capaci amministratori. Ma non bastano se tutto il territorio non assume la logica di sistema e nuove forme di assetto istituzionale per migliorare la competitività, efficientare e contenere i costi di gestione di molti servizi in sofferenza, a partire dai rifiuti e dalla balneabilità del mare e/o, dalla governare delle dinamiche demografiche e migratorie. Dalla legalità. Per questo, è necessaria una governance di territorio partecipata e permanente per costruire una progettualità di ampio respiro, inclusiva e capace di interagire ed affermarsi nello scenario regionale e sub regionale vista la geografia di un’area decentrata rispetto ai capoluogo di provincia e regione ma, allo stesso tempo, centrale per la sua attrattività turistica e dei servizi. Oggi, le sfide si vincono, se si supera il nanismo locale dell’azione pubblica e delle imprese, se si rifugge dagli investimenti a pioggia e parcellizzati, se si guarda verso sistemi locali capaci di mettere a rete opportunità ed affrontare criticità, se si sperimentano programmazioni innovative e lungimiranti che vanno sostenute ed aiutate da politiche di livello regionale e nazionale. Ed in questa fase contingente le risorse straordinarie da attivare non mancano. Sono i livelli di direzione che mancano e che nell’assenza hanno acuito i divari e le diseguaglianze che vanno smossi dalla forza del protagonismo locale. I Comuni tra il 2008 ed il 2017, hanno subito un taglio di trasferimenti in conto capitale per progetti di sviluppo e grandi opere del -38% ed i grandi gruppi industriali hanno lasciato il Sud se non in alcune limitati territori. Gli investimenti pubblici dal 2009 al 2018 sono diminuiti del 44% a livello nazionale, in valore assoluto di 17 mld di euro, ma mentre al Nord sono diminuiti del 33%, al Sud sono scesi del 62%. L’alta velocità al Nord ha visto accrescere le reti e le offerte di viaggio veloce di 276 treni sul 2002, al Sud di soli 55. In Calabria, nonostante impegno regionale che ha portato a disporre ad oggi di più coppie di frecce Argento con fermate su questo territorio, i collegamenti da e verso nord restano insufficienti e denunciamo la strategia industriale di RFI che concentra i grossi investimenti al Nord e che per quanto riguarda Trenitalia, ha scelto di sostituire al lavoro dello sportello di biglietteria il servizio automatico di emettitrici di biglietti chiudendo la biglietteria di Scalea nonostante punto vendita/passeggeri fra i più attivi della Calabria. E poi c’è l’incidenza della povertà delle famiglie, il basso reddito pro capite del territorio (circa 11.800,00 euro) rispetto alla media regionale 2018 (12.700 euro), nazionale (21.900,00 euro nazionale, Mezzogiorno 19.000,00 euro, nord ovest 36.000,00 euro) ed europea (22.147,00 euro), la disoccupazione (punte 27-28%) in particolare quella femminile e giovanile, i minori consumi, la difficoltà di accesso ai servizi sociali e sanitari, il carico fiscale e tributario che, nell’insieme, trasformano i diritti in gravi diseguaglianze sociali per i cittadini ed in particolare per le famiglie meno abbienti ed i pensionati ed ancora, i ritardi nell’acceso alle reti materiali e immateriali, all’uso di energie alternative rinnovabili essenziali per preservare e valorizzare il territorio e mettere in circolo nuove economie green. La CGIL considera necessario innalzare la capacità e lo sforzo di dare al territorio traguardi di crescita di prospettiva che colgano le criticità di sistema e affrontino le sfide di modernità e innovazione e ottimizzi le opportunità date dalla programmazione ordinaria e comunitaria dentro obiettivi di crescita del lavoro e delle imprese, di valorizzazione del territorio in ogni sua componente economica, sociale, infrastrutturale e ambientale e in un’ottica di equità e progressività fiscale, tributaria e di solidarietà. IL LAVORO PRODUTTIVO E TUTELATO AL CENTRO DELLA PROGRAMMAZIONE LOCALE Il territorio vede partire ogni anno molti giovani, pezzi del suo futuro, del suo capitale sociale, altri consumarsi in una precarietà divenuta storica ed altre generazioni accostarsi all’età matura poveri di lavoro di qualità, poveri di reddito e poveri di prospettive pensionistiche. Il futuro di queste generazioni non è il lavoro stagionale, quello sommerso sfruttato e malpagato, gli stage, i tirocini, le borse di studio, né l’alternanza scuola-lavoro, tantomeno il reddito di cittadinanza che allievano il disagio ma che promuovono solo nuove forme di assistenzialismo. Questi sono cerotti, la vera cura è il Lavoro produttivo, sano, quello dignitoso, quello tutelato e svincolato da amici e compari. E’ quello che serve per animare i paesi della costa e non farli sopravvivere, quello che serve ai paesi dell’entroterra per rianimarli. L’emigrazione fra Comuni del territorio ed extra regionale è divenuta la prerogativa di troppi cittadini. Si emigra da studenti universitari per costruirsi migliori chances di lavoro e professione, si emigra da adulti alla ricerca di quel lavoro che non si trova se non nelle forme dello sfruttamento e della precarietà ed infine, si emigra da anziani per ricongiungersi con i figli e ristabilire legami familiari solidali, migliori possibilità di accesso ai servizi sanitari, scolastici, di uffici postali e bancari, di pompe di benzina, farmacie, negozi. Gli unici a restare e moltiplicarsi sono i “cinghiali” che ormai devastano ogni piccola economia familiare di orti e giardini di cui non si comprende l’incapacità delle autorità preposte a trovare le giuste risposte promuovendo un’apposita assise territoriale con le Autorità che hanno competenza alla soluzione di un problema divenuto così diffuso e sentito. Il tessuto produttivo locale, tolta l’ossatura che muove attorno al lavoro pubblico, è un tessuto economico fragile, che vive nella sopravvivenza di partite Iva spesso borderline tra attività sane e attività che arrancano fra espedienti scaricando i bassi profitti sul costo del lavoro e l’evasione fiscale. Altre attività, sotto parvenze legali, risultano sotto prestanome ed asservite al controllo criminale attraverso l’usura e il racket. E poi, c’è la crescita della grande distribuzione che muove e si allarga in una logica ormai di saturazione di mercato, in cui scompaiono i piccoli esercizi e attività artigianali che animavano i centri storici mentre diverse sopravvivono di ambulantato o chiusure e riaperture di partite Iva. Quello che muove nel Tirreno è più un modello di sviluppo impostato sui consumi e meno sulle produzioni di beni e servizi, peraltro, in un momento in cui si riduce il reddito ed il potere di acquisto delle famiglie, in cui in tanti, 7 ml di italiani, s’indebitano attraverso la cessione del V° di stipendi e pensioni, ricorrendo a mutui, al credito al consumo o a forme di finanziamenti finalizzati o personali (per affrontare emergenze familiari: spese sanitarie, studi universitari, cure per la non autosufficienza o per l’estinzione di altri debiti), difficilmente può reggere le sfide di un nuovo sviluppo locale. Tanti i casi anche sul Tirreno. A ciò si aggiunge il circuito del gioco d’azzardo: un’enorme lavatrice di denaro e incubazione di sogni che si consumano nel volgere di una giocata e che non risparmia il l’Alto Tirreno dove, nel 2017, si contavano n. 837 macchine ufficiali NewSlot e VideoLottery. Qui, dove la media del reddito pro capite non arriva a 12.000,00 euro, si registrano giocate pro capite annue segnavano il picco a Grisolia di 718,00 euro. Una macchina che alimenta circuiti criminali e che i Comuni non controllano a sufficienza a partire dal rispetto della legge regionale in materia (LR 9/2018). Dietro tanto e diversificato disagio si legge il grande bisogno di lavoro. Quello buono, produttivo e tutelato. Le coordinate lungo cui costruire opportunità d’impresa e di lavoro sono essenzialmente dettate: - dal settore turistico attraverso una programmazione di sistema che innalzi la qualità e l’articolazione dell’offerta ricettiva anche a fronte di un’efficace destagionalizzazione dei flussi turistici intra ed extra regionali, - dalla messa in sicurezza del territorio dal punto di vista dell’assetto idrogeologico, della cura della montagna e delle coste, della sicurezza sismica a partire dagli edifici pubblici e dalle abitazioni private; - dal recupero edilizio pubblico e privato del patrimonio dei centri storici e di aree urbane a rischio attraverso la promozione e incentivazione dell’edilizia conservativa e di restauro che affermi i paradigma di zero consumo di suolo; - dall’ammoderno e dalla messa in sicurezza infrastrutturale della SS 18, dal completamento della Scalea-Mormanno, dalla messa in sicurezza dei ponti di San Nicola Arcella e Cetraro ad un piano di investimenti viario per le aree interne e urbane, all’alta velocità, all’uso sociale dell’Aviosuperficie di Scalea, alla portualità da sottrarre ad ogni rischio di gestione e ricaduta di danno ambientale, al rifacimento di molti tratti della rete idrica; - dalla valorizzazione del patrimonio ambientale (costa, aree demaniali, corsi fluviali, aree frangivento, spazi verdi, montagna, Parco del Pollino, ecc..) attraverso una visione di sviluppo sostenibile, la promozione ed incentivazione di economie circolari, l’uso di ogni fonte di approvvigionamento energetico a basso impatto ambientale, la salvaguardia del territorio e del patrimonio boschivo dall’abbandono, dall’incuria, gli abusi e da ogni aggressione climatica, la mitigazione dei fenomeni di erosione costiera, il potenziamento e funzionamento del sistema di depurazione, la raccolta differenziata all’incentivazione premiale di comportamenti virtuosi dei cittadini che alleggeriscano la pressione dei tributi locali, il potenziamento del trasporto pubblico e privato locale a basso consumo, il prolungamento sulla costa di piste ciclabili; - dalla messa in circolo del patrimonio storico, architettonico, culturale del territorio; - dalla promozione di un brand di territorio che valorizzi le tipicità agricole, gastronomiche e artigianali; - dal sostegno all’impresa ed al lavoro attraverso percorsi di formazione e specializzazione finalizzati ad accrescere professionalità e competenze. Per la CGIL occorre puntare verso una Conferenza programmatica territoriale aperta al partenariato istituzionale e sociale dove far confluire, in una logica di sistema, le specificità comunali su cui agire una progettazione capace di veicolare investimenti e muovere 11 azioni virtuose che diano ossigeno alle imprese, al lavoro e alle famiglie. Ogni filone di investimenti deve confluire in un Piano territoriale per il LAVORO che, anche contrastando e facendo emergere le sacche di lavoro nero e sommerso, traduca in vantaggio sociale ogni finanziamento pubblico ed investimento privato. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E FINANZA LOCALE LEVE DEL CAMBIAMENTO In questo quadro di territorio il ruolo e la funzione degli Enti Locali assume elemento essenziale di cambiamento che richiede competenze, professionalità, efficientamento degli organici, ammodernamento, capacità progettuale e di controllo, stabilità finanziaria. Non tutti i Comuni godono di buona salute e di funzionamento di ogni fattore organizzativo e gestionale; la macchina amministrativa risulta in troppi casi una macchina complessa ed incapace di prendere in carico i bisogni dei cittadini, ad elaborare progettazione da candidare a finanziamento, a disegnare la visione di spazi e servizi e a garantire l’erogazione di servizi nel rispetto di standard di trasparenza, efficacia, qualità. La sfida al cambiamento passa da qui, dalla capacità di valorizzare il lavoro pubblico, arricchendolo di competenze e ripulendolo da ogni rischio di permeabilità corruttiva, adeguandolo al fabbisogno organico generato dai tagli di trasferimenti, dalle uscite per effetto della quota cento ed ora, dallo smart working e dalla precarietà in cui si consuma il percorso dei lavoratori e delle lavoratrici ex Lsu ed Lpu per i quali la CGIL è impegnata da anni a perseguire soluzioni di stabilizzazione e contrattualizzazione. A ciò si aggiunge la precarietà finanziaria di molti Enti Locali vincolati a nuovi obblighi contabili e minori trasferimenti, avvitati fra debiti, ritardi, omissioni e negligenze nella riscossione dei tributi e nel contrasto all’evasione, con partite di crediti difficilmente esigibili, con nelle pieghe dei bilanci non chiare operazioni finanziarie e non poche alchimie contabili, con difficoltà a reggere i costi di gestione dei servizi, con le ricadute di inchieste messe in campo dalla Magistratura giudiziaria e dalla magistratura contabile, con scioglimenti e commissariamenti, con crisi di tenuta politica. In ogni Comune servono operazioni di stabilità politica, di credibilità ed affidamento istituzionale, di messa in trasparenza dello stato di salute finanziario di ogni Ente. Inadeguatezza, responsabilità ed insipienze politico-amministrative non possono riversarsi sui cittadini in termini di mala-gestione, minori servizi e maggiore carico fiscale e tributario. La CGIL sollecita in tale direzione, a partire da amministrazioni in conclamata crisi finanziaria come Scalea (vedi Delibera Corte dei Conti n. 46/2020), un’operazione di verità sullo stato della finanza comunale, l’adozione di strategie socialmente sostenibili di rientro dal deficit, piani comunali anticorruzione ed antievasione, politiche di formazione e di selezione del personale attraverso procedure concorsuali e percorsi di aggiornamento continuo. Inoltre, sollecita l’adozione di piani anticorruzione e di rotazione di funzioni e personale per disinnescare incrostazioni e privilegi, ancor più nei settori esposti a rischio. TURISMO DENTRO UNA VISIONE DI SVILUPPO SOSTENIBILE L’intera territorio guarda al turismo come asse portante dell’economia e sbocco occupazionale. Difficile però immaginare che i bisogni di sviluppo del territorio possano essere soddisfatti da un’economia turistica del mordi e fuggi, incentrata su poche settimane dentro cui pochi si arricchiscono ed in molti s’impoveriscono di lavoro precario. A ciò si aggiunge il sovraffollamento di intere comunità insufficientemente pronte a reggere lo stress a cui sottoposte per la presenza di una popolazione turistica che raggiunge nei mesi estivi cifre imponenti: oltre 200.000 solo a Scalea rispetto a servizi strutturati per una popolazione di 11.000 abitanti. Per fare turismo non bastano sole e mare, non bastano centri storici belli ma vuoti di attrattive, non bastano monumenti o centri storici non fruibili. Serve la forza di una proposta turistica locale e di territorio capace di mettere a sistema ogni fattore economico, sociale, ambientale. Non basta avere bandiere blu sul territorio se il mare d’estate non è ovunque trasparente, se ci sono tratti con divieti di balneazione, se mancano piani urbani, commerciali, piani del traffico e del commercio, se manca il potenziamento dei servizi ad impatto turistico (raccolta rifiuti, mobilità urbana, servizio idrico, servizi sanitari, ecc.), se manca l’accesso a spiagge pubbliche attrezzate, se l’offerta turistica è parcellizzata e la locazione delle seconde case incontrollata. Non basta evocare la destagionalizzazione del turismo se poi il 30 agosto i paesi sono già vuoti e molte attività già chiuse. Il turismo non è spontaneismo e improvvisazione: è seria programmazione e interazione di servizi, economie, professionalità lavorative e d’impresa, qualità della proposta ricettiva, intercettazione dei flussi turistici nazionali e internazionali, brand attrattivo, conservazione ed esaltazione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, della tradizione. E’ qualità dell’accoglienza, percezione della fruibilità del territorio. E’ benessere. La CGIL indica la sfida di dotare il territorio di una Proposta turistica capace di intercettare investimenti, opportunità di crescita e sbocco occupazionale confrontandosi dentro le dinamiche di mutamenti globali in cui muovono diverse componenti turistiche: brevità dei tempi della villeggiatura, le distanze, i costi, l’offerta ricettiva, l’accesso ai servizi socio-sanitari e di mobilità, l’offerta culturale, le professionalità, la qualità dell’accoglienza, i controlli, il contrasto ai reati ambientali, il raccordo istituti professionali-imprese turistiche. A ciò, la CGIL aggiunge la necessità di programmare in tempi adeguati il pieno funzionamento, potenziamento e governo di ogni servizio di supporto e di accoglienza turistica a partire dal funzionamento degli impianti di depurazione e controllo degli scarichiabusivi e l’occupazione abusiva di spiagge pubbliche aumentando gli accessi alle spiagge libere, dalla raccolta differenziata e dallo smaltimento dei rifiuti, dal trasporto pubblico, dall’efficientamento del servizio idrico al rafforzamento dei servizi sociali e sanitari, dal potenziamento della rete di emergenza urgenza alla sorveglianza e sicurezza del territorio. WELFARE LOCALE CONTRO POVERTA’ ED ESCLUSIONE SOCIALE Le trasformazioni economiche e sociali che interessano il territorio espongono i cittadini e le famiglie a nuove vulnerabili e bisogni che troppe volte restano nel chiuso delle case mancando di riferimenti e conoscenza per come affrontarli con il sostegno pubblico e le reti dell’associazionismo. In ogni Comune serve rafforzare, ammodernare e innovare la funzione ed il ruolo del Segretariato sociale fornendolo di figure, strumenti e risorse affinché possa fronteggiare al meglio la domanda sociale. Povertà, solitudine, esclusione, infanzia, maternità, disagio mentale, handicap, dipendenze, violenze familiari e di genere, difficoltà abitative, accompagno allo studio, disturbi alimentari, troppe volte trovano porte chiuse. In tale direzione assume un ruolo importante anche la funzione dei centri sociali per anziani, giovani, donne, per contrastare ogni forma di isolamento e nutrire i canali dell’informazione e della prevenzione al disagio sociale e sanitario. Occorre dotare i Comuni ed il territorio di un Piano dei servizi assistenziali in grado di prendere in carico i bisogni sociali investendo in servizi dedicati alla domanda sociale a partire da un numero verde di pronto intervento sociale che unifichi le opportunità di risposta del territorio. L’esperienza di gestione dei PAC (Piano di azione e Coesione) su non autosufficienza e infanzia nei due distretti Praia a Mare-Scalea e Paola- Cetraro si sta consumando nella solitudine della gestione dei Comuni capofila nonostante la richiesta di tavoli concertativi con tutti gli attori sociali del territorio per avere il quadro degli effetti prodotti in termini di maggiore offerta di servizi per le famiglie e ricadute occupazionali. La presenza di oltre 3.000 stranieri regolari e di altri irregolari occupati in lavori nel settore dell’edilizia, del turismo, di cura, pone il problema di come si costruiscano reti di accoglienza e di inclusione dedicando anche infrastrutture con funzione di accoglienza e integrazione. Scalea, per la più incidenza di residenti stranieri (8,3%) può assumere funzione di Capofila in percorsi sperimentali di integrazione inclusiva, a partire da spazi dedicati di accoglienza. In tale direzione la CGIL chiede la predisposizione di percorsi concertativi per la predisposizione di Piani sociali integrati comunali e Piani socio-sanitari di zona che affrontino il portato del fabbisogno socio-assistenziale per garantire ai cittadini di ogni età servizi all’infanzia, ai giovani, agli anziani, alle famiglie, alle donne, alle comunità LGBT, agli immigrati che soffrono problematiche abitative, di inclusione e povertà. IL DIRITTO ALLA SALUTE FONDAMENTO DI UNA VERA CITTADINANZA Nella sanità si evidenzia la mancanza di una strategia unitaria per tutelare il diritto di cura dei cittadini a cui dev’essere garantita una sanità di qualità dopo anni di sacrifici, di tagli, di tasse, di ticket, di mala gestione, di smantellamento di servizi, di precarietà e di carenza di personale, di scandali, di infiltrazioni, di malaffare e di squilibri nell’offerta tra sanità pubblica e privata. Il livello di abbandono sanitario del territorio, di mala gestione, di chiusure e spostamenti di reparti, di liste d’attesa, di migrazione sanitaria, di calvario per i pazienti, ha raggiunto limiti insopportabili, ad esso occorre dare le risposte urgenti e condivise che non hanno saputo dare i 10 anni di commissariamenti e il decreto Calabria. Per la CGIL occorre che il territorio, in ogni componente istituzionale, politica e sociale, si attrezzi, attraverso una Conferenza di servizio aperta dei Sindaci dell’ex ASL, per costruire una proposta unitaria di sanità da portare al confronto della struttura commissariale provinciale e regionale per rivendicare la garanzia di servizi ospedalieri e territoriali capaci di assicurare 7 giorni su 7, h24, la continuità assistenziale in ogni componente di cura, riabilitazione e prevenzione, di emergenza e nella giusta valorizzazione del ruolo della sanità pubblica e di potenziamento del personale. Ciò a partire dal rafforzamento e potenziamento dei servizi sanitari, ancor più nel periodo estivo in cui è presente una maggiore popolazione: - del Presidio di Confine di Praia Mare che occorre recuperare nella sua piena funzionalità e nell’ottica di un’offerta assistenzialeattrattiva e di contenimento della migrazione sanitaria extraregionale, - del Poliambulatorio di Scalea che serve arricchire di servizi di territorio in una visione di Casa della salute e di utilizzazione di ogni spazio strutturale che soddisfi i bisogni socio-sanitari del territorio e di postazione attrezzata di mezzi e personale per l’emergenza; - dello Spoke di Cetraro che va potenziato e sottratto al gioco di continue spoliazioni campanilistiche di servizi e affidandolo ad una governance capace di guidarne il rilancio e la messa in sicurezza, - e di ogni postazione sanitaria (guardie mediche, servizi di emergenza, ecc.) della costa e delle aree interne che devono essere poste nella condizione di prendere in carico il bisogno di salute di ogni cittadino h 24 per assicurare il diritto di cura nella più immediata vicinanza sanitaria territoriale. ISTRUZIONE E CULTURA PER ARRICCHIRE IL TERRITORIO DI SAPERI Non c’è territorio che possa guardare al proprio futuro senza investire nella valorizzazione del proprio patrimonio storico-architettonico- culturale e nel sistema di istruzione e formazione quale ponte tra popoli e generazioni, quale prospettiva di sviluppo di qualità e argine alla marginalità sociale e culturale. Il territorio dell’Alto Tirreno è ricco di una storia che occorre custodire, tramandare e valorizzare in ogni fattore e con il coinvolgimento del mondo associazionistico, dei centri sociali, delle biblioteche, degli spazi museali ed espositivi, attraverso i canali social ed all’interno di proposte culturali che vivano nelle offerte turistiche, nelle attività di studio e scolastiche, nelle iniziative di promozione e d’intrattenimento culturale. L’offerta scolastica, a partire dai servizi alla prima infanzia, ancor più nella fase di emergenza sanitaria, dev’essere potenziata, resa fruibile e sicura, funzionale nell’esigibilità del diritto allo studio e sostenendo le famiglie meno abbienti ai costi scolastici per libri, mense, bus, materiale scolastico. Ogni istituto di qualsiasi ordine e grado, in raccordo alle autorità scolastiche competenti, va reso funzionale di spazi, di sicurezza sanitaria, di sorveglianza, di climatizzazione/riscaldamenti, di sicurezza strutturale, di trasporto urbano e collegamenti intercomunali, di dotazione organica e del personale di sostegno, di strumenti didattici e informatici, di attivazione e funzionamento del tempo pieno, delle mense e di ogni spazio sportivo, ricreativo e d’animazione, di efficientamento energetico, di interazioni intra ed extra territoriali per creare scambi e relazioni anche col mondo del lavoro e delle Università. Nelle aree interne, per effetto della denatalità e della migrazione, molte scuole subiscono accorpamenti di classi a danno dei percorsi didattici e della qualità formativa di alunni e studenti. La dispersione e l’abbandono scolastico continuano ad essere fenomeni da contrastare con il coinvolgimento di ogni soggetto e autorità istituzionale, sociale e familiare. La CGIL chiede un impegno preciso in tale direzione affinché il territorio possa crescere nella migliore prospettiva di accrescimento culturale e nella propria offerta d’istruzione e formativa come presupposto per uno sviluppo inclusivo e di qualità del territorio.

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