Belvedere, dirigente e docenti del Comprensivo intervengono sul presunto bullismo
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Belvedere, dirigente e docenti del Comprensivo intervengono sul presunto bullismo

Aggiornamento: 21 dic 2021

Una lunga nota di dirigente e docenti sulle attività poste in essere quotidianamente dalla scuola in risposta a presunti casi di bullismo



BELVEDERE – 20 dice. 21 - La dirigente e i docenti dell'istituto comprensivo di Belvedere Marittimo, tirati in ballo da alcuni articoli di stampa su storie di presunto bullismo, all'esterno della scuola, hanno diffuso una nota, nella quale rendono noto il loro punto di vista. Da quanto è stato scritto, secondo la dirigente e i docenti, verrebbe fuori: “l’immagine di una scuola che non cura i propri alunni, che si disinteressa del loro benessere, di una dirigente e di docenti sordi al grido d’allarme delle mamme. Si descrive un quadro dell’uscita dalla scuola quasi da far west dove il più piccolo viene vessato dai più grandi sotto gli occhi indifferenti dei presenti. E in questa situazione la scuola, cosa fa? Secondo, quanto è stato scritto, assolutamente nulla. Tutto avviene sotto gli occhi indifferenti della scuola, colpevole di non aver agito in un contesto che non è di sua competenza”. I rappresentanti dell'istituto, attendevano anche un eventuale coinvolgimento per conoscere il punto di vista della scuola, “ma forse la verità, frutto del confronto anche di punti di vista diversi, non è l’obiettivo”.


La nota della dirigente e dei docenti prosegue: “Si sa che la famiglia è il primo soggetto educativo, insegnanti e genitori esercitano nei confronti dei bambini e dei ragazzi un ruolo educativo diverso ma complementare, per questo la collaborazione tra scuola e famiglia è uno dei presupposti essenziali per la buona riuscita del successo formativo. Quindi la scuola non ha più quel ruolo educativo e formativo che la connota e i genitori non riescono ad avere un ruolo decisivo nell’educazione dei figli? La nostra scuola si cura di tutti i ragazzi e tiene molto al loro benessere. Avvertiamo e siamo attenti a cogliere il loro disagio, amplificato da una situazione che ci ha travolti ed ha stravolto le loro vite, forse più delle nostre. Da subito abbiamo avuto coscienza che la pandemia avrebbe inciso negativamente sul processo di crescita dei nostri ragazzi. E tutto ciò che viviamo quotidianamente è la conferma ai nostri timori. Consapevoli delle difficoltà abbiamo continuato a svolgere le nostre attività, a volte in totale isolamento. Non sempre si lavora in un clima collaborativo e non sempre gli sforzi vengono riconosciuti e apprezzati. Non si deve dimenticare che la Scuola si è trovata, in questo momento drammatico, ad essere investita di un compito supplementare: non solo quello di preservare la didattica in condizioni di lavoro inconsuete, ma quella di custodire la dimensione umana della relazione, resa più difficoltosa dalla pandemia. Ma chi si è preoccupato del forte stress emotivo conseguente alla pandemia? Noi si. Noi eravamo e siamo vicini a loro, al loro fianco, nel bene e nel male, ma molte volte soli.

E consapevoli di questo disagio abbiamo avviato una serie di iniziative di supporto e di formazione/informazione.Evitiamo le polemiche e le strumentalizzazioni. Per formare un adolescente serve la collaborazione di un’intera comunità educante, occorre ricostruire una “corresponsabilità educativa” superando atteggiamenti di contrapposizione, che consolidano una cultura della diffidenza e non aiutano il processo di crescita delle nuove generazioni. Da gennaio un professionista affiancherà il lavoro dei docenti e i nostri alunni che potranno avere risposte ai loro bisogni attraverso l’attivazione di uno sportello di ascolto.


Così come la scuola ha saputo cogliere le problematiche connesse ad un uso smisurato della rete cui gli adolescenti sono stati esposti negli ultimi due anni. E’ di pochi giorni fa l’incontro (la locandina è ancora sul nostro sito) sull’uso consapevole dei media rivolto agli alunni delle classi terze della scuola secondaria di I grado con l’avv. Antonino Mallamaci, il prof. Francesco Pira dell’Università di Messina, il prof. Domenico Talia dell’UNICAL e la psicologa, dott.ssa Anna Noce. Abbiamo ritenuto necessario una simile iniziativa, proprio perché ci rendiamo conto che l’isolamento dovuto alla pandemia ha spinto i nostri ragazzi ancora di più a cercare la socialità, che nel reale è stata negata, sulla rete. E la formazione/informazione svolta finora e programmata per il futuro è il risultato di osservazioni e condivisione di preoccupazioni.

È appena il caso di aggiungere che le attività didattiche svolte in classe hanno, da sempre, prestato tantissima attenzione all’educazione civica ed è la nostra priorità quella di educare, formare ed istruire partendo dal rispetto e dall’esempio.

Certamente non si può caricare l'istituzione scolastica di una tale responsabilità. La scuola può istruire, educare ai valori del rispetto delle regole, della convivenza civile e della collaborazione, ma non bisogna dimenticare che la prima agenzia educativa è e deve restare sempre la famiglia”.



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